Roma – Il settore cosmetico italiano è il secondo esportatore in Europa e il quarto nel mondo. “Dobbiamo puntare a diventare i primi a livello globale”, ha dichiarato Benedetto Lavino, presidente di Cosmetica Italia, durante l’assemblea pubblica dell’associazione tenutasi ieri al museo dell’Ara Pacis di Roma. Per Adolfo Urso, ministro delle Imprese, l’industria cosmetica italiana è “un esempio da emulare, soprattutto per l’impegno in ricerca e sviluppo, in cui è investito il 6% del fatturato”.

Nel 2024, l’industria beauty è stata tra i settori del made in Italy con le performance migliori, scrive il Sole 24 Ore. L’export ha infatti segnato +12% rispetto all’anno precedente, per un valore di 7,9 miliardi di euro, con una previsione di un ulteriore incremento dell’8,5% per il 2025, superando gli 8,6 miliardi. La destinazione principale delle esportazioni sono gli Stati Uniti (14,5%), seguiti da Francia (10%), Germania (9,5%) e Spagna (6,8%).

In generale, l’intera filiera beauty ha registrato un valore complessivo di 41,2 miliardi di euro, +6,5% rispetto al 2023, sostenendo l’occupazione, grazie alla creazione di 440mila posti di lavoro. I consumi risultano inoltre stabili, anche nelle famiglie a basso reddito; la spesa si attesta a 219 euro pro capite, per un totale di 13,4 miliardi di euro, pari allo 0,5% del Pil italiano.

L’indagine ‘Le priorità di azione per la competitività dell’industria della cosmetica in Italia’ in collaborazione con Teha – The European House Ambrosetti ha però evidenziato che, affinché la cosmetica italiana sia la prima a livello globale, “serve un patto strategico tra industria e istituzioni”, come ha sottolineato Lavino.  Valerio De Molli, managing partner e Ceo di The European House – Ambrosetti, auspica una semplificazione normativa, “per abilitare le aziende a utilizzare il fatturato incrementale in nuovi investimenti, ricerca e sviluppo, nella creazione di posti di lavoro”.