L’estate ha visto nascere un fenomeno virale pericoloso. Giovani e giovanissimi, attratti dalla visibilità social, scelgono di esporsi al sole senza protezione. Trasformando scottature dolorose in trofei digitali.

L’estate è ormai agli sgoccioli. Tra ricordi di tramonti mozzafiato, serate in riva al mare e cene sotto le stelle, un fenomeno in particolare ha catturato l’attenzione di molti: la Sunburn Challenge. Giovani e giovanissimi, spinti dalla ricerca di visibilità e dall’attrazione per i ‘like’, si espongono al sole senza protezione, trasformando scottature dolorose in contenuti da condividere online. Su TikTok, l’hashtag #sunburnttanlines ha superato le 200 milioni di visualizzazioni, trasformando un danno cutaneo immediato in trofeo digitale. Dietro la pelle arrossata e l’abbronzatura estrema, però, si nasconde una realtà ben più seria: ogni scottatura aumenta il rischio di melanoma e accelera l’invecchiamento cutaneo, con effetti spesso irreversibili.

Ma la Sunburn Challenge non è solo una questione estetica, è uno specchio della società digitale. La pressione sociale, il bisogno di appartenenza e la ricerca di visibilità spingono i giovani a comportamenti sempre più rischiosi. Come ricordano dermatologi e oncologi, “scottarsi non è un gioco”: ogni esposizione eccessiva lascia un segno, sia sulla pelle che sulla salute futura. In Italia, il Codacons ha sollevato il problema al Ministero della Salute, sottolineando l’urgenza di sensibilizzare i giovani sui rischi legati al sole.

Anche alcuni brand cosmetici hanno colto l’occasione per rafforzare il messaggio di prevenzione e rendere la protezione solare parte integrante della routine quotidiana. Nivea, ad esempio, con il progetto Nivea Sun Protezione senza LiMiti, ha portato avanti iniziative territoriali per incentivare l’uso quotidiano dei solari. Il Comune di Pisa, in collaborazione con l’Associazione Contro il Melanoma, ha inaugurato dispenser tecnologici per l’erogazione gratuita di crema solare con Spf 50. Anche Esselunga, insieme a Lilt (Lega italiana per la lotta contro i tumori), ha voluto sensibilizzare sull’importanza di un’adeguata protezione dai raggi solari installando in alcune aree verdi della Lombardia e della Toscana dispenser per l’erogazione gratuita di crema solare a marchio Esselunga con Spf 50.

Altre aziende hanno scelto vie diverse. Shiseido ha preso pubblicamente le distanze da questa sfida pericolosa ribadendo, con un post ufficiale pubblicato su Facebook, l’importanza della protezione. Tesco, invece, ha riformulato la sua linea di solari rendendola più inclusiva e accessibile. Oltre a migliorare le formulazioni, il retailer ha scelto di rimuovere l’Iva su questi prodotti. Accanto ai progetti educativi, cresce anche l’offerta cosmetica innovativa. Sempre più aziende stanno infatti rendendo la fotoprotezione parte integrante della skincare quotidiana, attraverso creme giorno con Spf e Bb cream, fondotinta e solari di nuova generazione capaci di proteggere da Uva, Uvb e luce blu. Parallelamente, si affermano referenze post esposizione sempre più sofisticate, formulate per ripristinare la barriera cutanea e prolungare l’abbronzatura, consolidando l’idea che la cura della pelle non si esaurisca con l’esposizione, ma continui anche dopo.

Eppure, nonostante gli sforzi di istituzioni e aziende, l’appeal del trend social rimane fortissimo. Ed è qui che nasce un interrogativo cruciale: fino a che punto i giovani sono disposti a spingersi per un like, mettendo a repentaglio la propria salute? E quanto valgono, allora, le campagne di sensibilizzazione, se basta un click a far dimenticare ogni messaggio di prevenzione?