E’ un’allerta sempre maggiore quella che sta circolando intorno alla sostanza reprotossica presente in molti dei cosmetici ancora in commercio. Eppure è dal marzo 2022 che l’utilizzo dell’ingrediente è vietato dall’Unione Europea. E allora perché continua ad essere così presente tra i prodotti negli scaffali dei negozi? Cerchiamo di capirlo.
Di Alice Giannetta
Sembra la storia infinita. Questa volta è successo a Cosenza: è qui che, poche ore fa, la Guardia di Finanza ha sequestrato oltre 11.400 prodotti cosmetici contenenti il Lilial. E, per questo, sono state denunciate otto persone. L’attività d’indagine è stata guidata dai finanzieri della componente specializzata “Antiterrorismo e Pronto Impiego”, che ha operato un controllo certosino sul territorio. Nel mirino delle forze dell’ordine sono finiti diversi esercizi commerciali, ma anche una nota catena di negozi di bellezza e, per finire, due centri di distribuzione.
È così che sono stati rintracciati cosmetici pericolosi normalmente venduti alla clientela, tra i più diffusi nelle case dei consumatori. Stiamo parlando di prodotti per capelli, shampoo, bagnoschiuma, ma anche profumi, a un passo dall’essere venduti ai consumatori finali. E la cosa più grave è che, in alcuni di questi cosmetici, la presenza di Lilial nella composizione originale del prodotto era stata celata tramite l’apposizione di una nuova etichetta ingredienti in cui, ovviamente, la sostanza tossica era mancante. Per questo motivo, sono state denunciate otto persone dalla Procura della Repubblica di Castrovillari (CS).
Ma facciamo un passo indietro. Butylphenyl methylpropional, un nome che è tutto un programma. È questo il nome scientifico del più noto Lilial, il composto chimico pericoloso sotto diversi punti di vista. In primo luogo si tratta di un ingrediente nocivo per l’uomo, poiché ritenuto reprotossico, cioè capace di danneggiare il sistema riproduttivo e nuocere alla salute del feto, oltre a causare un’azione allergizzante.
In secondo luogo è pericoloso anche per l’ambiente, a causa della sua azione genotossica, che influisce negativamente sugli organismi acquatici. I prodotti che contengono questo ingrediente, infatti, sono il risultato di formulazioni datate e non aggiornate, che dovrebbero tornare negli stabilimenti di produzione. Oltretutto questo problema riguarda molte delle marche più famose del mondo home care e personal care. È per questo, infatti, che il Regolamento Ue ha vietato l’utilizzo di Lilial nei cosmetici dal marzo 2022. Ma allora perché continua a circolare nei cosmetici presenti nei punti vendita? Com’è possibile che dopo oltre 20 mesi si sia ancora fermi allo stesso punto di partenza? Le parti si rimbalzano la colpa.
“E’ il più classico dello scaricabarile all’italiana”, dice Riccardo Quintili, direttore del mensile Il Salvagente, in un’intervista rilasciata a Radio NumberOne. “Se da una parte i produttori dicono che non tocca a loro richiamare i prodotti dal commercio, poiché hanno già cambiato le formulazioni, anche i commercianti e le loro associazioni si tirano fuori dalla discussione e rimandano il problema ai produttori”. Detto questo, tocca al consumatore finale prendere le dovute precauzioni riguardo a tutti i prodotti che potrebbe avere già in casa e che potrebbero contenere Lilial. Il consiglio di Riccardo Quintilli, quindi, è quello di controllare le etichette dei cosmetici già acquistati, e ricercare l’eventuale presenza della sostanza in questione, spesso indicata sull’etichetta col nome scientifico “Butylphenyl methylpropional” o con la formula “Bmhca”.
Insomma, quanto tempo ci vorrà per eliminare del tutto questi prodotti dal mercato?