Export e innovazione trainano un comparto, quello del beauty, che ha saputo dimostrare la sua eccellenza nel mondo. E che rimane ottimista nonostante le difficoltà.

Di Irene Galimberti

Se pensate che questa sia solo la settimana della moda milanese vi sbagliate di grosso. C’è un altro comparto, infatti, molto vicino al fashion, che in questi giorni ha richiamato la luce dei riflettori. Ed è proprio il beauty.

Due gli appuntamenti che hanno fatto brillare la bellezza italiana, da noi ma anche nel mondo. In ordine cronologico, martedì 20 settembre, è stata una bellissima sorpresa la 43esima presentazione della Congiunturale di Cosmetica Italia. Perché? Perché, dopo aver raccolto dalle aziende associate i dati del primo semestre 2022, le previsioni per l’anno sono state riviste al rialzo. “Nonostante le nubi dello scenario attuale”, ha dichiarato Benedetto Lavino quale presidente reggente dell’Associazione dopo le dimissioni di Renato Ancorotti (leggi qui), “l’industria del personal care made in Italy chiuderà l’anno con un fatturato previsto pari a oltre 13 miliardi di euro. Per una crescita prevista sul 2021 pari a +10,7% e in aumento anche rispetto al prepandemia (+8,3%)”. Con quasi 7,5 miliardi provenienti dal mercato interno e quasi 5,6 miliardi dall’export. Quest’ultimo con performance quasi impensabili (+15,2%) nel contesto difficile in cui ci troviamo. Ma le buone notizie sembra riguarderanno anche il 2023, quando il giro d’affari complessivo potrebbe raggiungere i 14 miliardi di euro, con un aumento del 7,1%.

Non si sono ignorate, però, le difficoltà ormai note, che da tempo le aziende si trovano a fronteggiare. Aggravate dai recenti rincari registrati dalle utility. Secondo l’Associazione, nel periodo tra il 2018 e il 2021, l’incidenza media dei costi di produzione sul fatturato dell’industria cosmetica è stato stimato pari all’86%. La variazione dei costi per la fornitura di energia dallo scorso anno a oggi è stata valutata dagli operatori del settore pari a +330%. Uno ‘shock energetico’ che da solo ha causato un aumento dei costi di produzione dei cosmetici pari al +4,2%. Rincari che hanno portato l’incidenza a una quota sul fatturato dell’87,3%, riducendo le marginalità del comparto.

Eppure, come sempre, l’industria beauty resta positiva e non rinuncia nemmeno agli investimenti, come spiega Gian Andrea Positano, responsabile Centro Studi di Cosmetica Italia: “Analizzando gli indicatori industriali emergono intenzioni di investimento sostanzialmente ottimistiche. Che non vengono quindi penalizzate dalle forti tensioni sui prezzi e sulle materie prime. Proseguono con costanza gli investimenti in nuovi macchinari e nel grado di utilizzo degli impianti. Una conferma della vocazione resiliente del comparto, che con proattività anticipa l’evoluzione della domanda, scegliendo di investire anche in momenti di pianificazione più incerta”.

L’alto livello di innovazione che contraddistingue le aziende della cosmetica italiana, infatti, è riconosciuto in tutto il mondo. Un’eccellenza che riguarda in particolar modo la Lombardia, che da sola produce il 65% del make up nel mondo. Come è stato ribadito anche ieri durante l’Innovation Day, organizzato dal Polo della Cosmesi a Crema. Con un taglio del nastro che ha visto la partecipazione del prefetto di Cremona, Corrado Conforto Galli, il presidente della Provincia, Mirko Signoroni, e il sindaco di Crema, Fabio Bergamaschi.

Dopo due anni di stop dovuto all’emergenza sanitaria, l’evento, dedicato alla filiera industriale della cosmetica in tutte le sue componenti (da materie prime e ingredienti ai produttori, dal packaging primario e secondario per arrivare all’automazione e ai servizi), è tornato più forte che mai. Con quasi mille visitatori registrati e provenienti anche dall’estero, 50 desk espositivi e oltre 700 incontri b2b. Tema di quest’anno, la circular economy, affrontata con veri e propri esempi anche nell’area conferenze, dove si sono alternati speech e tavole rotonde davvero interessanti, che hanno esaminato le nuove tendenze green, rivelando pregi e difetti, falsi miti e nuove opportunità di crescita.

“È questa concretezza, il passare dalle idee astratte ritenute avveniristiche a prodotti reali già utilizzati dai consumatori, che sicuramente ha fatto la differenza, consacrando questa edizione tra le più riuscite”, il commento di Matteo Moretti, presidente del Polo. Che abbiamo intervistato in chiusura dell’evento e ci ha confessato che, dopo il ‘sold out’ degli spazi disponibili per questa edizione, per il prossimo anno “si pensa di fare le cose ancora più in grande!”.