Di ritorno da Marca (la fiera della private label italiana, in scena a Bologna il 12 e il 13 aprile) sono tre le considerazioni che mi passano per la mente.

La prima è una conferma: il piacere di trovarsi in fiera. Ci sarà chi, nei mesi passati, avrà apprezzato i vantaggi dello smart working, magari persino qualche aspetto del distanziamento sociale, o la praticità degli eventi online. Io continuo a preferire l’incontro.

Trovarsi dal vivo, guardarsi negli occhi, scambiarsi opinioni in presenza non ha paragoni. Ci si conosce, non ci si limita a vedersi. E’ qualcosa che fa parte del nostro essere umani, il contatto, e non ha davvero prezzo, soprattutto se si tengono a mente due elementi: i duri mesi di isolamento appena trascorsi e lo scenario della guerra in Ucraina, neanche poi così lontana. Sono quindi davvero felice che ci si ritrovi presto anche a Cosmoprof Bologna (28 aprile – 2 maggio); alla Milano Beauty Week (2-8 maggio); a Ipack Ima – Pharmintech Milano (3-6 maggio); a Cosmofarma Bologna (13-15 maggio); a Packaging Première & Packaging of perfume, cosmetics & design Milano (24-26 maggio).

Il secondo pensiero è un po’ più amaro. Riguarda le preoccupazioni che stanno investendo il mondo intero e che tutti già ben conosciamo. La complessità del reperimento delle materie prime, i problemi logistici, gli aumenti. Ho parlato con aziende che mi hanno fatto intendere di essere seriamente in difficoltà, soprattutto se gli scenari di mercato non cambieranno nel breve termine.

E così mi torna alla mente l’intervento di Sebastiano Barisoni durante l’evento Green Future is Now dello scorso febbraio. Il giornalista e vicedirettore esecutivo di Radio 24 ha spiegato che quella che stiamo affrontando non è una crisi, ma una vera e propria rivoluzione, la quarta: irreversibile, indistinta (sui diversi settori) e imprevedibile. Una rivoluzione dovuta alla massificazione dei prodotti, che è a sua volta legata alla Rete, al digitale, al 4.0, al ‘tutto subito’. Fenomeni che hanno ribaltato il rapporto tra produttori/venditori e consumatori, creando un’asimmetria informativa per cui questi ultimi, ora, hanno maggiori conoscenze e informazioni dei primi. Insomma, un potere sproporzionato e difficile da gestire se si è dall’altra parte della barricata.

E cosa comporta una rivoluzione di questa portata (oltretutto sommata a uno scenario di mercato completamente fuori controllo)? In realtà non si sa dove si arriva. L’unica certezza è l’incertezza. Il futuro si accorcia. Non si possono fare programmi da qui a due mesi, qualcosa di impensabile solo qualche anno fa. Bisogna procedere con attenzione, navigare a vista, fare piccolo cabotaggio, in attesa che, forse, la nebbia possa diradarsi e mostrarci di nuovo orizzonti più lontani e luminosi.Barisoni, però, non si era limitato a lasciare la platea in questo quadro oscuro. Aveva individuato qualche possibile certezza, a cui aggrapparsi come ai punti cardinali di una bussola. Per sopravvivere in questo mare di squali bisogna dare al consumatore ciò che chiede. Ovvero il valore aggiunto, che può essere dato con la consulenza nel punto vendita, con il servizio, con la sostenibilità. Questo può davvero fare la differenza.

In effetti, i dati rilevati dal ‘XVIII Rapporto Marca by BolognaFiere’ confermano proprio che all’interno della Mdd sono le linee specialistiche e ad alto valore aggiunto a registrare le migliori performance nel 2021: +13,6% i prodotti premium e +6% i prodotti funzionali. A dimostrazione che, con una strategia ragionata, non solo si può restare a galla, ma anche ottenere soddisfazioni. Certo, ci sono sempre le due facce della medaglia: per i produttori la private label porta volumi e una più facile penetrazione nel mercato, ma di contro i margini sono ridotti e si rinuncia a coprire quote di mercato con i brand aziendali.Come sempre, dal mio punto di vista, in medio stat virtus. Bisogna saper trovare il giusto equilibrio. Vivere la Mdd come un’opportunità, che permette alle aziende di farsi conoscere e quindi di crescere, senza però farsi fagocitare del tutto, cercando di mantenere la propria identità. Sicuramente non è facile, ma è una sfida. E le sfide, quelle che ci stimolano a fare meglio, vanno accolte, sempre.

Irene Galimberti