La nostra classifica ha scatenato reazioni di ogni genere e tipo nella business community. Oltre 250mila visualizzazioni tra social e sito. Centinaia di telefonate, mail e messaggi. Tra apprezzamenti e critiche. Le principali obiezioni e l’importanza del metodo utilizzato.

Di Angelo Frigerio

“Un ‘giudizio complessivo’ è una cosa seria, molto più seria e scorticante di un 4 o di un 6-”: così scrivevano due autori di lungo corso come Carlo Fruttero e Franco Lucentini. Sarà forse per questo che i nostri giudizi sulla Gdo hanno scatenato un marasma senza precedenti: oltre 250mila visualizzazioni tra social e sito, oltre 200 commenti, mail e messaggi, con critiche più o meno argomentate e tanti apprezzamenti, sia in pubblico sia in privato.

Ma facciamo un passo indietro: l’indagine del nostro gruppo editoriale (leggi qui) ha preso in considerazione la crescita della quota di mercato di alcune insegne della Gdo, lo sviluppo dei format, lo sviluppo delle Mdd, l’approccio alla sostenibilità, i servizi al cliente. Sotto la lente le prime 10 catene nel primo semestre 2021. A queste abbiamo aggiunto tre insegne (Aspiag, Crai, D.It) presenti nella classifica supermercati, sempre nei primi sei mesi del 2021 (Dati Nielsen).

C’è chi ha puntualizzato sul metodo, chi ha fatto spallucce, chi ha diffuso il pagellone in lungo e in largo, chi ha semplicemente riconosciuto la qualità e l’accuratezza dell’indagine.

Per gli addetti ai lavori è stato quasi impossibile non incappare nella nostra analisi, anche perché la risonanza mediatica successiva alla pubblicazione – ricordiamo sempre che siamo un portale b2b – è stata oggettivamente clamorosa.

Ma quali sono state le critiche più ricorrenti? La principale, forse, è che non si possono confrontare singole aziende con gruppi. Ma noi, fin dall’inizio, abbiamo dichiarato il metodo: prendere in considerazione soltanto i primi 10 della classifica Nielsen più tre estensioni nella distribuzione organizzata. Nelle schede dei singoli gruppi (es: Selex, Agorà, Gruppo Végé) abbiamo citato alcune aziende associate con le loro caratteristiche. Non abbiamo fatto un’analisi verticale per il poco spazio a disposizione e per i pochi dati pubblici.

Altri lettori hanno manifestato disappunto perché Aspiag non rappresenta l’intera galassia Despar che ha al suo interno aziende che si stanno organizzando molto bene. Vero, ma abbiamo scelto Aspiag, sempre per le ragioni di cui sopra. Inoltre è quella con il maggior numero di punti vendita e con il fatturato più alto tra le società del Consorzio.

Nella classifica mancano molte aziende interessanti (Pam, Finiper e Unes, Aldi). Vero, ma lo abbiamo sempre dichiarato nella metodologia. Ci sarebbe piaciuto parlare di Tosano, di Sole365, di Todis e di tanti altri ancora, ma avremmo deviato dalla metodologia e quindi non lo abbiamo fatto.

C’è poi chi considera poco coerente abbinare informazioni quantitative (i voti) e qualitative (i giudizi). Ma la pagella, si sa, è composta da voti e giudizi. Non si scappa. Aggiungiamo che i giudizi sono pure firmati, nel segno della massima trasparenza.

E ancora: perché abbiamo pubblicato solo 10 schede di aziende-gruppi più tre estensioni? Teniamo conto che i pdv in Italia sono circa 24mila. Era impossibile parlare di tutti i gruppi e di tutte le aziende della Gdo: sono decine e per molti mancano informazioni. Alcuni esempi: qual è la quota di mercato di Tosano, Lando, Iperal o Aldi? Quanto pesano le Mdd, le marche del distributore in ogni azienda? E via dicendo. Impossibile paragonarle a Conad o a Esselunga. Per fare le schede non abbiamo coinvolto nessuna azienda, avremmo rischiato di fare dei publiredazionali. Ci siamo avvalsi delle informazioni di redazione, delle visite nei punti di vendita, dell’analisi dei siti online.

Insomma, può darsi che non tutti si ritrovino nel nostro giudizio finale. Ma non abbiamo la pretesa di piacere a tutti. La classifica ha fatto il suo mestiere: suscitare il dibattito. Noi intanto accettiamo le critiche e cercheremo di migliorare il nostro lavoro. Ma questo dovrebbe valere per tutti.