Renato Ancorotti, presidente di Cosmetica Italia, commenta i dati della 42esima indagine congiunturale.
Non senza preoccupazione in merito al conflitto in Ucraina.

Di Irene Galimberti

Tutto era pronto per presentare le rosee previsioni sul 2022. Ma oggi, la 42esima Congiunturale di Cosmetica Italia ha dovuto fare i conti con l’annuncio dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Una notizia che getta sconcerto e sconforto in tutto il mondo. Oltre a costituire un’ulteriore pessima mattonella sul muro di problematiche che si è progressivamente innalzato dall’inizio della pandemia.

“Le incertezze del momento non sembrano ledere il trend di recupero”, ha affermato in chiusura Renato Ancorotti, presidente dell’Associazione nazionale delle industrie cosmetiche. “Ma le prospettive saranno condizionate negativamente alla luce del conflitto in Ucraina. La Russia rappresenta infatti un importante paese di esportazione. Dopo tutte le problematiche legate alla pandemia, che speriamo stiano ormai dissolvendosi, si creerebbe un ulteriore ostacolo alla ripresa. Ma ci auguriamo davvero che la cosmesi italiana torni a risplendere come nel 2019”.

Le previsioni per l’anno appena iniziato, infatti, parlano di un fatturato che potrebbe arrivare a 12,5 miliardi di euro, superando i valori precrisi (nel 2019 si erano raggiunti i 12,1 miliardi). Con l’export a 5 miliardi, per una crescita del 7%. Dati stilati, però, senza l’ombra di un conflitto che potesse sconvolgere ogni scenario.

Il Centro Studi ha però prontamente raccolto informazioni per ipotizzare quali potrebbero essere le conseguenze di questa guerra sul comparto. Ne è emerso che dal 2010 al 2020 il valore medio annuale delle esportazioni cosmetiche italiane in Russia e Ucraina è stato di 154, 4 milioni di euro. Pari a circa il 3% del totale export, con una crescita media annua del +1,5%. Nel biennio 2020-2021 si è già assistito a una contrazione delle esportazioni verso i due Paesi, il cui valore medio è sceso a 143,8 milioni (-8,8%). Gian Andrea Positano, responsabile del Centro Studi, ha spiegato che è difficile, se non impossibile, prevedere le reali dinamiche dei prossimi mesi. Ma si potrebbe pensare a una congiuntura simile a quella generata dalla crisi in Crimea del 2014. Che aveva fatto scendere le esportazioni annuali verso Russia e Ucraina a 136,8 milioni di euro, per una flessione pari a -14,1%.

Anche Gianni Foresti di Intesa Sanpaolo aveva previsto una slide sui possibili effetti della crisi ucraina sull’Eurozona. Purtroppo, con lo scoppio del conflitto, si è concretizzato lo scenario peggiore. Che potrebbe portare a una crescita ulteriore dell’inflazione di quasi due punti percentuali (+1,8%) nel 2022 e anche nel 2023. Oltre che un freno al Pil di circa un punto percentuale (-1,1%) nel 2022 (-0,9% sul Pil nel 2023).

Intanto, crollano le Borse, mentre s’impennano (ancora di più, anche se sembra impossibile) gas, petrolio e materie prime.

Di fronte a un futuro così fumoso, non bisogna scoraggiarsi, ma aggrapparsi a quanto di buono si è riusciti a fare. Perché i buoni risultati registrati in un anno difficile da tanti punti di vista, come è stato il 2021, devono essere d’incoraggiamento alle imprese. Lo scorso anno, infatti, il beauty italiano ha raggiunto un fatturato stimato a 11,7 miliardi di euro, in crescita del +10,2% sul ‘traumatico’ 2020. Anche l’export ha chiuso in positivo, con 4,7 miliardi e un +13% su base annua.

Nonostante tutte le sfide incontrate sul cammino, il settore si è dimostrato più resiliente di molti altri e soprattutto più ottimista, come emerso dal sondaggio condotta da Intesa Sanpaolo su circa 570mila imprese fra novembre e dicembre 2021, in cui si sono indagate le previsioni di recupero dei livelli di fatturato 2019. La cosmetica e il beauty professionali sono stati infatti tra i comparti più convinti di una ripresa nel 2022.

All’interno dell’analisi Swot (Strengths, Weaknesses, Opportunities, Threats) illustrata da Renato Ancorotti, le difficoltà del settore si legano a pianificazione produttiva, riduzione delle attività promozionali e ricorso all’autofinanziamento. Che si sommano a minacce quali i costi di energia e materie prime, oltre alla rimodulazione della clientela. Tra le opportunità segnalate, il ripensamento del modello di business, gli investimenti sui mercati esteri, oltre ad acquisizioni e partnership. Ma soprattutto, il comparto può contare su punti di forza come la profonda conoscenza del cliente, i forti investimenti in R&D (che restano il doppio della media del manifatturiero nazionale) e il ricorso a e-commerce e attività digital.

 

N.B.: Tutti i dati della Congiunturale verranno pubblicati sul prossimo numero di b2B beautyToBusiness