Torna Marca, il salone di BolognaFiere dedicato alla Mdd. Non senza qualche novità. I numeri e i trend dell’edizione in scena il 19 e il 20 gennaio 2022. Parla Domenico Lunghi, direttore business unit private label and food dell’evento.
Di Elisa Tonussi
Due giorni. A gennaio. In scena, insieme, le insegne della Grande distribuzione e le principali aziende italiane di food, cura casa e persona, pet food, che producono a marca del distributore. Insomma, squadra che vince non si cambia. E BolognaFiere conferma il format che da sempre ha caratterizzato Marca, il salone dedicato alla private label, previsto il 19 e il 20 gennaio 2022. Domenico Lunghi, direttore business unit private label and food di BolognaFiere, parla delle novità, dei numeri e dei trend dell’evento.
Manca un mese all’edizione 2022 di Marca, la prima post-Covid, quali le novità?
Ce ne sono diverse! Anzitutto le tre new entry all’interno del Comitato tecnico scientifico: Ard/Ergon, Brico Io, Lekkerland. Per il settore food, stiamo proseguendo con alcune novità che erano state solo introdotte la scorsa edizione. C’è ad esempio il settore del fresco, con Marca Fresh. Continua poi a crescere la presenza di prodotti bio, ormai un terzo dei prodotti della fiera, e la sezione dedicata al Free From Hub. Si stanno affacciando le aziende vinicole con Marca Wine e, per la prima volta, i produttori di birra. Ci saranno, inoltre, aziende di prodotti plant-based e sostituti della carne, tema che sta iniziando a essere recepito anche in Italia. Inoltre, a Marca Tech esporranno molte aziende leader nel settore packaging del largo consumo confezionato, che proporranno le loro innovative risposte alle esigenze di minor impatto ambientale che il consumatore finale sta sempre più chiedendo alla grande distribuzione.
E per il non-food?
Per questo comparto sono presenti le principali aziende del cura casa e del cura persona, in particolare tutte le più grandi realtà del tissue. Come novità vogliamo segnalare che ci saranno delle insegne del settore del brico e cura giardino.
Quanto occupa il non food sul totale?
Attualmente siamo intorno al 20%.
Ma c’è anche Marca Digital…
Certamente. La prima edizione di marzo, lanciata non potendo realizzare la manifestazione in presenza, ha riscontrato grande interesse. Abbiamo dunque deciso di mantenere questo format dall’11 al 18 gennaio 2022, prima dell’evento fisico, per presentare le novità. In questo modo, i buyer internazionali possono avere un’anteprima dei prodotti esposti e scegliere quali aziende visitare in fiera. Questo servizio è importante anche per chi non potesse venire in presenza, come i visitatori asiatici. In particolare, coinvolgeremo i buyer cinesi in collaborazione con la nostra filiale Bf China, che coopera con la Shenzen Retail Association, l’associazione cinese della Grande distribuzione.
Parlando di numeri, quanti espositori e visitatori vi aspettate?
Parliamo di oltre 700 aziende espositrici, incluse le insegne della distribuzione che hanno già confermato la presenza. Cinque i padiglioni coinvolti (25, 26, 28, 29, 30). Ci aspettiamo, inoltre, 12-13mila visitatori, buyer italiani ed europei.
Da questo punto di vista è strategica anche la collocazione della fiera nel calendario…
Sicuramente. Gennaio è il momento in cui si fanno i contratti per l’anno. Altro punto di forza è che l’evento è costruito in base alle esigenze delle insegne della Grande distribuzione, che espongono esse stesse in fiera, dove hanno la possibilità di incontrare le aziende espositrici. È un evento di due giorni in cui si chiudono i contratti con i propri fornitori effettivi e si incontrano i potenziali. Vengono inoltre insegne dall’estero e, anche se non espongono, i principali discount. Abbiamo sempre mantenuto questo format senza mai inquinarla con l’aggiunta di altri comparti. Per questo motivo Marca si classifica tra gli eventi di riferimento in Europa per il settore.
Come si sviluppa l’attività di incoming?
Naturalmente i buyer italiani sono presenti numerosi per le varie categorie, nello stand della propria insegna. Per quanto riguarda i buyer internazionali, abbiamo inviato loro il nostro invito. Il prodotto italiano, infatti, interessa nei mercati più lontani anche per la marca privata. Da un paio d’anni abbiamo scritturato 10 agenti in Europa, ma anche Sud America e Corea, che ci aiutano a contattare la Grande distribuzione locale per coinvolgerla nel progetto. Inoltre ci stiamo muovendo in collaborazione con Ice, che nell’ultima edizione aveva portato una trentina di buyer già solo dagli Stati Uniti. Purtroppo abbiamo constatato che, a causa della pandemia, quest’anno moltissimi americani non hanno potuto essere presenti agli eventi fieristici che già si sono svolti: speriamo che a gennaio riescano a essere presenti ancora.
Quali misure di sicurezza sono al momento previste?
Abbiamo ormai un know-how altissimo da questo punto di vista. Ospitiamo almeno un evento a settimana. In più ci sono i protocolli europei, che sono stati recepiti dall’Aefi, oltre al Green pass e all’obbligo di indossare la mascherina.
Parliamo ora di Mdd, quali caratteristiche cercano oggi le insegne nei fornitori dei propri prodotti a marchio privato?
Le nostre insegne chiedono sempre più sostenibilità ambientale. Dalle materie prime alla produzione, fino al packaging, che deve essere green e sicuro. Inoltre cercano prodotti che abbiano un impatto positivo sulla salute del consumatore. Anche la richiesta di biologico di conseguenza è ricorrente. Il 19 gennaio, invece, durante il Convegno inaugurale di Marca, verrà presentata una ricerca realizzata da The European House – Ambrosetti e Ipsos a tema ‘La Mdd vista dal consumatore’.
Secondo l’ultimo Rapporto Coop, la Mdd è cresciuta è cresciuta del +9%, passando da una media del 12% al 21% dal 2003 al 2021. Ma il nostro Paese rimane in forte ritardo rispetto ad altri. Per quale motivo, secondo lei?
Queste percentuali sono come il pollo di Trilussa. Le catene più strutturate hanno una percentuale di marca privata che è simile a quella dei leader europei. Le insegne più piccole, invece, non sono altrettanto performanti. È vero comunque che, in Europa, quello della marca privata è un trend in forte crescita, che è stato ulteriormente accelerato dalla pandemia. Il consumatore ha fiducia nel punto vendita e il prodotto a marchio dell’insegna viene apprezzato perché percepito come più sicuro, garantito e salutare. La crescita della Pl è dunque il risultato di un rapporto di fiducia sempre più stretto che le insegne stanno stringendo con i propri consumatori.