Un’analisi sistematica sui dati di bilancio forniti dalla catena. Cresce il fatturato, ma non ci sono i risultati a parità di rete. Permangono incognite e problemi sulle nuove aperture. Gabriele Villa diventa direttore generale. Ma è finita qui?
Di Federico Robbe
Primo semestre col botto per Esselunga. Ma non è tutto oro quel che luccica. Vediamo perché. La catena ha realizzato vendite per 4,332 miliardi di euro, con una crescita del +6,7% rispetto allo stesso periodo del 2020. Periodo segnato fortemente dal Covid: nel bilancio consolidato leggiamo che nella fase di ‘accaparramento’ (21 febbraio-12 marzo) la corsa agli acquisti ha generato una crescita del +14,9%; mentre in pieno lockdown (13 marzo-3 maggio) il gruppo ha perso il 15%.
L’Ebitda è pari a 427,1 milioni di euro (9,9%), in aumento rispetto ai 366,6 milioni (9%) del 1° semestre 2020. Il risultato operativo (Ebit) è 241,8 milioni (5,6%), in crescita rispetto ai precedenti 204,5 milioni (5%). Buone notizie anche sul fronte dell’utile netto: 221 milioni rispetto ai 128,5 milioni del 1° semestre 2020. Tutto ciò in un contesto in cui i prezzi a scaffale hanno registrato un calo dell’1,7%, ma la catena ha ricevuto dai fornitori un’inflazione dell’1,1%.
Sono poi stati erogati sconti ai clienti per 791 milioni, in aumento di oltre 100 milioni, e crescono gli investimenti, da 126,3 milioni a 180,3 milioni. Dati positivi, non c’è dubbio. Ma occorre fare alcune osservazioni. Sull’utile di 221 milioni pesa il beneficio di “minori imposte” per 65 milioni di euro derivante dal “riallineamento fiscale” ai sensi del decreto agosto, ci informa sempre la catena. Una noterella messa un po’ lì, senza altri dettagli, che però ha un impatto fondamentale sul numero finale.
Ma c’è di più: non sappiamo quali sarebbero i conti a parità di rete. Sull’andamento del primo semestre incidono ovviamente le aperture del periodo: Milano, Varese, Mantova, LaEsse di Roma. Trascurabile l’apertura post ristrutturazione, sempre a Varese, del 30 giugno. Oltre a questi nuovi pdv, incidono anche quelli del secondo semestre 2020: due LaEsse a Milano e i negozi di Montecatini Terme (Pistoia), Parma e l’attesissimo superstore di Genova. Tanta roba.
E se guardiamo alle prossime aperture, non sembrano piazze facilissime. Una nuova struttura da 3.200 metri quadri a Genova (quartiere San Benigno), con una serie di incognite, tra cui i malumori dei vicini Vigili del fuoco. Il cantiere “sembra non rispettare le normative vigenti riguardanti l’abbattimento delle polveri e l’inquinamento acustico”, denuncia il sindacato dei pompieri. “La sensazione è che tutte le normative vengano aggirate”, aggiunge il consigliere comunale Stefano Giordano (M5S). Insomma, il percorso sarà lungo. Speriamo meno dei 36 anni necessari per inaugurare il primo store nel capoluogo ligure.
Altro progetto in corso è a Firenze, storico feudo di Coop. Ha recentemente preso il via la realizzazione di un punto vendita nell’ex Panificio Militare, con riqualificazione dell’area di via Mariti e Ponte di Mezzo. E a proposito di Toscana, sarebbe anche interessante sapere come sta andando Livorno. Che non è Milano o la ricca Brianza. Zone dove, tra l’altro, Iperal sta facendo una guerra casa per casa a Esselunga e la sensazione è che Tirelli stia guadagnando terreno.
Tra le prossime aperture c’è anche Vicenza, in una regione dove sarà difficile farsi spazio tra Tosano, Alì, Lando, Rossetto e una miriade di discount (non dimentichiamo il peso di Smart Esselunga) che presidiano il territorio. Infine un appunto sul management: una figura di grande esperienza come Gabriele Villa è stato nominato direttore generale. Si occuperà delle seguenti direzioni: commerciale, assicurazione qualità, produzioni, logistica, digital e information technology.
Subentra a Sami Kahale, ex direttore generale e Ad, uscito dal gruppo nel giugno di quest’anno, dopo appena un triennio. Ma un mese prima del divorzio, Kahale dichiarava: “Abbiamo un piano di sviluppo ambizioso su tutti i fronti”. Un po’ strano, no? Evidentemente il rapporto tra lui e Marina Caprotti è stato più burrascoso di quel che appare. Forse ci si aspettava uno scatto in più sui risultati? Ancora da capire poi il ruolo di Francesco Moncada di Paternò, membro del Cda di Esselunga e soprattutto ingombrante marito di Marina Caprotti.