Sono quelli della ‘Spesa intelligente’, come recita il loro slogan pubblicitario. Ma ‘molto intelligenti’ non sarebbero certo, secondo i sindacati, i loro comportamenti per quanto riguarda la tutela sanitaria di clienti e dipendenti. Stiamo parlando di Eurospin, nota catena di discount presente su tutto il territorio nazionale. Partita dalla Toscana, la diatriba sarà portata presto all’attenzione del ministro della Salute Roberto Speranza.
Tutto ha avuto inizio con il primo grande lockdown, la scorsa primavera, quando alle insegne attive in tutto il Paese è stato chiesto di istituire i Comitati di sicurezza anti-Covid incaricati di predisporre e fare applicare le misure volte a contenere il contagio. “Eurospin non ha mai trovato un accordo nazionale con le OO.SS e la situazione all’interno dei punti vendita è presto diventata fuori controllo”, spiegano dalla Filcams Cgil Toscana, da mesi al fianco dei dipendenti Eurospin nelle provincie toscane di Firenze, Empoli, Lucca, Pistoia e Pisa.
“Non c’era il contingentamento agli ingressi, nessuna rilevazione della temperatura corporea, mancavano i pannelli di plexiglas in cassa e i dipendenti erano incaricati loro stessi della pulizia dei punti vendita. Per tutte queste ragioni, e per spingere Eurospin a sedersi a un tavolo e trovare un accordo, è stato indetto il primo sciopero ad agosto”, sottolineano dalla Filcams. “L’azienda, però, si è chiusa a riccio”.
Dopo le prime mobilitazioni, qualcosa è stato fatto. “Sono arrivati i plexiglas e i sistemi di rilevamento della temperatura. Ma manca ancora un Comitato anti-Covid nazionale che consenta, laddove si verifichino dei contagi, di risalire nella catena dei contatti e allertare i dipendenti. Al momento, ciò è del tutto impossibile”, sottolineano i sindacalisti, che aggiungono: “Quello che fa più specie è il totale rifiuto della catena a partecipare a un tavolo di trattativa al fine di dirimere la vertenza, com’è prassi comune in questi casi”.
La protesta è così montata fino ad approdare, il 9 novembre, in Consiglio regionale a Firenze. Qui il presidente, Antonio Mazzeo, ha ricevuto una delegazione di lavoratori Eurospin (che in Toscana conta circa 500 dipendenti, sui 15mila attivi sul territorio nazionale). Dal confronto è stata approvata all’unanimità una mozione presentata dal gruppo del Partito democratico. E il senatore Dario Parrini del Pd ha presentato un’interpellanza rivolta al ministro Roberto Speranza sulla vertenza Eurospin.
È del 27 novembre, invece, una lettera dei responsabili nazionali dei sindacati a firma: Giovanni Dalò (Cgil), Salvatore Carofratello (Cisl), Gabriele Fiorino (Uil) che ribadisce le problematiche evidenziate sopra: “A oggi Gruppo Eurospin non [ha] risolto le gravi situazioni di criticità a suo tempo segnalate, quali, a titolo esemplificativo e non esaustivo: mancata garanzia del contingentamento delle presenze nei negozi; eccessivi affollamenti in base alle capienze metriche calpestabili dei punti vendita; obbligo per i dipendenti (perché così pretendono le società del Gruppo Eurospin) di procedere alle pulizie e alla sanificazione dei negozi e dei servizi igienici, compresi quelli a disposizione della clientela ovvero mancato svolgimento di adeguata e periodica pulizia e sanificazione dei locali da parte di imprese esterne specializzate; carenze ed inadeguatezze nella fornitura al personale dei dispositivi di protezione individuali; mancata informazione al personale e agli Rls in relazione ai casi di positività riscontrati tra il personale dipendente; visite mediche effettuate in camper; trasferimenti repentini del personale da un punto vendita ad un altro”.
I sindacati diffidano così l’azienda dal: “Permanere nelle posizioni da Voi assunte”. Si dichiarano disponibili a un confronto, ma comunicano che: “Stiamo valutando di allargare le segnalazioni circa le criticità riscontrate alle Procure della Repubblica”.
Abbiamo contattato la catena per avere un riscontro, ma non abbiamo ancora ottenuto alcuna risposta.