La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza di genere è un’occasione per compiere gesti concreti. Un impegno condiviso anche dal comparto cosmetico, che sostiene associazioni e progetti a favore delle vittime.

di Eleonora Davi

 

Nel mondo della bellezza, abituato a raccontare nuance, texture e piccoli rituali di cura, il 25 novembre assume un ‘colore’ diverso. È una data che chiede silenzio e ascolto, ma anche azione. Un giorno in cui il settore cosmetico – spesso percepito come leggero – dimostra invece di saper essere profondamente solido, capace di trasformare il proprio linguaggio in un impegno tangibile per le donne. E così, ogni anno, brand e aziende del comparto trasformano la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne in un momento di responsabilità attiva, di scelta consapevole, di purpose concreto. Oggi parlare di impatto sociale non è più un esercizio di stile: è parte dell’identità stessa delle imprese, un segnale inequivocabile della loro maturità e della loro capacità di interpretare i bisogni della comunità. E il beauty, un settore che vive di relazione, emozione, espressione, questo lo sa bene.

Tra i protagonisti delle iniziative di quest’anno c’è Astra Make-Up, che continua un percorso ormai consolidato al fianco di Libera…mente Donna Ets. Non si tratta di un semplice contributo economico, ma di una presa di posizione chiara: sostenere progetti dedicati a donne e minori e costruire, insieme all’associazione, una campagna social che racconta il make-up come linguaggio di autodeterminazione. In un mercato in cui il prodotto è spesso al centro, Astra sceglie di puntare sulla persona, ricordando che la bellezza non è un filtro, ma un gesto di consapevolezza. C’è poi Avon, da sempre vicina ai temi sociali, che per questo 25 novembre sceglie una forma di aiuto concreta: devolvere i proventi di prodotti selezionati a iniziative che proteggono e rendono più autonome le donne. Come il percorso di educazione finanziaria con L’Albero della Vita Ets, perché emancipazione significa anche sapere gestire le proprie risorse, riconoscere il proprio valore economico, imparare a non dipendere. Come il Protocollo 12 Ore, che nella provincia di Viterbo offre interventi immediati alle donne che hanno bisogno di un’uscita urgente da situazioni di pericolo.

Cosnova Italia, con i brand essence e Catrice, sceglie invece la strada dell’educazione. All’Auditorium Fondazione Aem di Milano, cento studenti hanno partecipato all’incontro ‘Non solo 25 – Io Ti Vedo’. Un dialogo a più voci, in cui psicologi, educatori e rappresentanti aziendali si confrontano sul ciclo della violenza e sui segnali troppo spesso ignorati. Per un’azienda, investire in un progetto educativo significa assumersi una responsabilità generazionale: accompagnare i giovani nella costruzione di un nuovo immaginario, in cui la bellezza è alleata di autenticità e libertà, non di modelli distorti o relazioni tossiche. Infine L’Erbolario, che sceglie la via della cultura. Sostenere un laboratorio cinematografico che racconta la violenza di genere significa credere nel potere delle storie, quelle che scuotono, che restano, che cambiano la percezione collettiva.

Guardando queste iniziative, emerge una consapevolezza comune: il beauty non è più solamente un settore che vende prodotti. È un comparto che sta costruendo un nuovo modo di intendere la corporate responsibility, in cui l’attivazione sociale non è un accessorio, ma un’estensione coerente dei valori del brand. La bellezza può farsi voce, gesto, protezione. E che quando un’azienda sceglie di esserci davvero con progetti, risorse, vicinanza autentica, il suo impatto non si esaurisce in una campagna, ma continua a vivere nelle comunità che sostiene. È in questa convergenza tra estetica ed etica che il settore beauty mostra la sua parte più potente: quella capace di generare cambiamento. E quando le aziende decidono di esserci davvero, possono trasformare la loro voce in un impatto che dura ben oltre una data sul calendario.