Milano – E’ un conto salato quello pagato dalle imprese per l’illegalità a 360 gradi: l’ufficio studi di Confcommercio stima infatti una perdita di 36 miliardi complessivi. In particolare, l’abusivismo commerciale costa 10,4 miliardi di euro, la contraffazione per 4,8 miliardi, il taccheggio per 5,2 miliardi. Gli altri costi della criminalità come ferimenti, assicurazioni e spese difensive ammontano a 6,9 miliardi e i costi per la cyber criminalità a 3,8 miliardi. L’usura resta il fenomeno criminale percepito in maggior aumento dagli imprenditori del terziario di mercato (per il 24,4%), seguito da furti (23,5%), aggressioni e violenze (21,3%), atti di vandalismo (21,1%).

Più di un imprenditore su tre teme il rischio di essere esposto a fenomeni criminali. In particolare, i furti sono il crimine che preoccupa di più in termini di sicurezza personale, dei propri collaboratori e della propria impresa (per il 30,4%). Il 22,2% degli imprenditori teme fortemente il rischio di esposizione a usura e racket. Un timore che è più elevato al Sud (25,6%). Di fronte all’usura e al racket il 62,1% degli imprenditori ritiene che si dovrebbe sporgere denuncia, mentre il 27,1% dichiara che non saprebbe cosa fare. Oltre sei imprese su dieci (il 62,8%) si ritengono penalizzate dall’abusivismo e dalla contraffazione. Concorrenza sleale (per il 59,9%) e riduzione dei ricavi (per il 29,1%) sono gli effetti più pesanti.

Un consumatore su quattro (il 24,2%) ha acquistato un prodotto contraffatto o un servizio illegale nel 2023. Di questi, la maggior parte (il 70,6%) ha utilizzato il canale online e circa la metà (il 45,6%) ha effettuato acquisti esclusivamente online. Capi di abbigliamento (64,1%), pelletteria (32,4%) e calzature (31%) restano i prodotti contraffatti più acquistati. La maggior parte dei profumi e cosmetici (59,5%) e dei parafarmaci (58,6%) passa dagli acquisti online. In gran parte, l’acquisto di prodotti o servizi illegali è collegato a ragioni economiche.