Di Angelo Frigerio
Limito di Pioltello (Mi) – C’era da aspettarselo. Non si poteva lasciar correre quanto scritto ne ‘Le ossa dei Caprotti‘. Un libro, scritto da Giuseppe Caprotti, in cui il figlio di primo letto demolisce la figura del padre Bernardo. Ecco allora la riedizione di ‘Falce e carrello‘. Con un sottotitolo chiarificatore: “In memoria di un uomo che non può più difendersi”. Il libro, presentato nel 2007, denunciava gli ostacoli frapposti dalle Coop all’espansione di Esselunga. La nuova edizione contiene: una lettera di Marina Caprotti, una prefazione di Liliana Segre e un’introduzione di Stefano Lorenzetto. Ed è proprio lui a intervistare la figlia di Bernardo sull’edizione odierna del Corriere della Sera. Riporto la risposta alla prima domanda in cui il giornalista chiede a Marina se ha dovuto difendere la storia famigliare: “Sì. Ho avvertito l’obbligo morale di raccontare chi fu davvero Bernardo Caprotti, anche con i contributi di coloro che lo conobbero da vicino, come Liliana Segre, e ci lavorarono accanto: Vincenzo Mariconda, vicepresidente di Esselunga, e Carlo Salza, a lungo amministratore delegato. Non potevo accettare che venisse svilito il valore di ciò che lui ha costruito per l’Italia e che ogni giorno ci sforziamo di preservare in Esselunga. Mi è sembrato il modo migliore per replicare a un figlio che lancia le sue accuse solo a sette anni dalla morte del genitore. Se mio padre fosse stato vivo, avrebbe di sicuro reagito. L’ho fatto io per lui“.