Di fronte al culto della bellezza promosso dai social media, cresce a dismisura l’insicurezza legata all’estetica cutanea. Una nuova ricerca made in Uk lancia l’allarme su un fenomeno inarrestabile. Che mina il benessere mentale di un’intera generazione.
Di Alice Giannetta
C’era un tempo in cui un brufolo era solo un brufolo, e un giorno di pelle arrossata si curava con una crema e un po’ di pazienza. Ma oggi, nel Regno Unito del 2025, la pelle è diventata un campo di battaglia psicologico, e la guerra verso la perfezione si combatte a colpi di filtri, tutorial su TikTok e diagnosi da autodidatta online. I numeri parlano chiaro: il 77% degli adulti britannici si sente sotto pressione a causa della propria pelle. E la cifra schizza all’85% tra i millennial, arrivando a toccare un impressionante 93% nella Gen Z. A dirlo è una recente indagine del marchio farmaceutico britannico Roseway Labs, che ha acceso i riflettori su un fenomeno sempre più diffuso: l’ansia dell’estetica cutanea. Non si tratta solo di vanità o preoccupazioni estetiche: per chi soffre di acne o problematiche simili, come eczema o psoriasi, l’esposizione quotidiana a ideali di pelle ‘glass effect’ (ovvero ‘effetto vetro’), quindi liscia, luminosa, senza pori, aumenta la pressione sociale.
E a risentirne è, oltre al portafogli, anche la salute mentale: più del 53% degli intervistati dichiara, infatti, di sentirsi a disagio per la propria pelle, con punte del 57% tra i millennial, la generazione forse più penalizzata dalla convivenza con i social media fin dall’adolescenza. Non è un caso che tutto questo accada nell’epoca della sovraesposizione sui social. Ogni selfie, ogni video in diretta, ogni ‘story’ racconta qualcosa della nostra pelle. E quando il filtro diventa la norma e la realtà non è più accettabile, anche la più piccola imperfezione viene vissuta come un fallimento. È per questo che, come riporta il sito TheIndustry.beauty, Elizabeth Philp, fondatrice e Ceo di Roseway Labs, lancia l’allarme: “Milioni di persone in tutto il Regno Unito stanno lottando, ogni giorno, con condizioni di pelle che influiscono sulla loro fiducia e qualità della vita. E questo sentire si amplifica ancora di più nei giovani, che sono condizionati dagli ideali irrealistici della pelle dei social media”. A peggiorare le cose, ci si mette anche il calendario. L’estate, stagione da sempre associata a una maggior libertà, diventa per molti un momento di grande disagio: il 76% degli intervistati ammette di sentirsi più ansioso per la propria pelle durante i mesi caldi (in cui, normalmente, si indossa minor quantità di trucco).
A questa pressione sociale si aggiunge la frustrazione per trattamenti che spesso non funzionano. Il 79% delle persone intervistate non ha trovato sollievo nei prodotti prescritti dal medico o acquistati in farmacia. Il risultato? Una corsa ansiogena verso soluzioni alternative, con una spesa media annua di 177,48 sterline per trattamenti fai-da-te, cosmetici e rimedi sperimentali. In questo contesto, Roseway Labs ha visto un boom delle richieste di trattamenti dermatologici personalizzati: un aumento del 31% su base annua, che racconta una voglia sempre più diffusa di soluzioni su misura, pensate ad hoc per il richiedente. Il punto è che il legame tra pelle e psiche è più stretto di quanto si pensi. Quando l’acne compare, non segna solo il viso, ma può minare la sicurezza in sé, condizionare relazioni, ostacolare performance scolastiche o professionali. Lo stesso fanno l’eczema o la psoriasi.
Non sorprende, quindi, che l’Nhs England (il servizio sanitario nazionale del Regno Unito, ndr) stimi che 35 milioni di britannici soffrano ogni anno per la situazione della propria pelle. In questo senso, va detto che i social media, che sono parte del problema, potrebbero anche collaborare alla risoluzione dello stesso. Per questo, sempre più creator, dermatologi e attivisti stanno iniziando a promuovere una narrazione digitale diversa: quella della pelle reale, che spesso presenta imperfezioni, dovute da diversi fattori. Forse questo potrebbe aiutare le persone a imparare a trattare la propria pelle con l’empatia che merita.