È diventata virale sui social. E adesso arriva anche nel mercato nostrano. Ma quali sono i motivi che hanno spinto questo fenomeno? E quali prezzi hanno i principali brand Made in Korea? Il nostro sopralluogo nelle principali catene del territorio.
Di Alice Giannetta
Tutti pazzi per la skincare coreana. È ufficiale: questa filosofia di cura della pelle, nata nella remota penisola dell’Asia orientale, sta facendo tantissimi proseliti. Sempre più persone sembrano disposte a seguirla, tanto che anche la Distribuzione Moderna si sta attrezzando per rispondere a questa domanda crescente. Ma qual è il motivo per cui questa tendenza ha permeato così a fondo il mondo dell’estetica? La viralità della skincare coreana, nota anche come ‘K-Beauty’, si fonda su vari fattori che esercitano una grande attrattiva sul pubblico. Gli aspetti principali che hanno contribuito alla sua popolarità globale sono essenzialmente tre: gli ingredienti evocativi, la routine multi step e la cultura pop nazionale. Ma andiamo con ordine.
Il trattamento si basa innanzitutto sull’utilizzo di ingredienti che richiamano la natura, come bava di lumaca, tè verde, miele di manuka e vari fermenti. Prodotti, questi, ormai noti per le loro proprietà benefiche e per la capacità di nutrire la pelle in profondità. Il secondo aspetto che rende fortemente distintiva questa skincare è la routine multi step. Si tratta di un approccio meticoloso, che più sembra complicato più riesce ad attrarre pubblico. Il messaggio è: “Vuoi essere bello/a? Devi impegnarti”. Il procedimento, infatti, può includere fino a 10 fasi o più, e dà importanza a ogni step del processo: dalla pulizia, all’idratazione, alla nutrizione, fino alla protezione, allo scopo di promuovere un aspetto luminoso e sano della pelle.
Infine arriviamo al fenomeno dell’Hallyu, conosciuto anche come ‘Korean Wave’, ovvero quel neologismo che indica l’aumento della popolarità globale della cultura sudcoreana, iniziato negli anni ’90. Parliamo di un ecosistema che include la musica popolare e la filmografia coreana (K-pop e K-drama), e che traghettato la diffusione anche della K-beauty. Gli idoli e gli attori coreani, infatti, sono noti per la loro pelle impeccabile, priva di qualsiasi imperfezione, tanto da sembrare finta. Ma arriviamo al mercato italiano. Negli ultimi tempi, la Distribuzione Moderna ha significativamente ampliato la propria offerta di prodotti di bellezza, inserendo numerosi brand di skincare coreana. Catene di supermercati e drugstore specializzati hanno iniziato a dedicare interi scaffali a questi prodotti, rispondendo così all’entusiasmo dei consumatori per le innovazioni e le formulazioni uniche proposte dalla K-beauty. Ma quali sono i prezzi?
Dal nostro sopralluogo in diversi punti vendita, si notano alcune differenze. Esselunga, ad esempio, ha portato sugli scaffali dedicati al make-up Jowaé (il nome è ispirato alla parola ‘armonia’ in coreano). In questo caso, si va dagli 11,50 euro del gel detergente purificante ai 17,50 euro della mousse micellare struccante. La novità della catena che sta creando maggior fermento, però, è l’arrivo di Torriden, brand amatissimo dalla Gen Z, che si posiziona su prezzi decisamente più alti (la crema idratante all’acido ialuronico, ad esempio, costa 26,99 euro o i multipad a 24,90 euro).
Il nostro sopralluogo è proseguito nei drugstore, decisamente più forniti. A Tigotà, ad esempio, si trovano i brand Cosrx, Beauty of Joseon, ma anche una linea che sta andando virale sui social, ovvero la Clean It Zero di Banila Co. Questa collezione si distingue per il packaging dai colori molto vivaci. Anche in questo caso, i prezzi si attengono su una fascia abbastanza simile: i prodotti cult sono il detergente schiumoso a 12,50 euro, balsamo struccante a 16,95 euro, al balsamo detergente e nutriente a 19,90 euro. La skincare coreana è arrivata anche da Acqua & Sapone. Anche qui troviamo Torriden, con prezzi pressoché uguali a quelli trovati a Esselunga: i multi pad costano 24,99 euro, mentre la crema idratante si trova a 26, 99 euro. Le catene, quindi, hanno risposto prontamente all’entusiasmo dei consumatori. Non resta che capire se si tratterà di una moda momentanea o di una tendenza destinata a segnare il settore.