I giovanissimi sono sempre più ossessionati dai prodotti contro l’invecchiamento cutaneo. Rischiando danni fisici e psicologici. Una nuova proposta di legge mira ad arginare questo problema.
Di Alice Giannetta
Nell’epoca dei social media, dove trendsetter giovanissimi influenzano i loro coetanei con routine di bellezza elaborate, i governi di alcuni Paesi hanno deciso di prendere misure drastiche per contrastare il problema. Ultima in ordine di tempo è la California (Usa), che propone una misura legislativa per frenare l’accesso ai prodotti anti-invecchiamento per i minori di 18 anni. Come sottolinea il Los Angeles Times, il deputato Alex Lee ha presentato un disegno di legge (Ab 728) che mira a impedire la vendita di questi cosmetici a bambini e adolescenti. Sollevando dubbi sulla loro sicurezza e appropriatezza nei confronti di una pelle così giovane.
La proposta nasce in risposta a una tendenza preoccupante: bambini, alcuni dei quali appena entrati nella preadolescenza, che utilizzano prodotti pensati per un pubblico adulto, come retinoidi e acidi alfa-idrossilici, rischiando irritazioni e danni cutanei a lungo termine. Per non parlare dei risvolti psicologici sui futuri adulti, che nutrirebbero una reale angoscia all’idea di invecchiare. “I bambini di 10 o 12 anni non dovrebbero preoccuparsi delle rughe”, afferma Lee, evidenziando l’assurdità di un tale fenomeno in una società già ossessionata dall’apparenza. Il dibattito si accende attorno alla responsabilità dell’industria cosmetica, con marchi noti come Sephora e Ulta che si trovano sotto la lente dell’opinione pubblica per la loro strategia di marketing verso un pubblico così giovane. Non a caso, tutti ci ricorderemo del fenomeno salito alla ribalta qualche tempo fa e chiamato ‘Sephora Kids’, relativo a quei preadolescenti letteralmente ossessionati dalla cura della pelle, in particolare da creme e formule anti-age.
In tal senso, il Personal Care Products Council, che ha come membri aziende proprio come le precitate Sephora e Ulta, ha criticato la precedente proposta, Ab 2491, definendola troppo complessa e difficile da applicare, sostenendo che i prodotti sono sicuri se utilizzati correttamente. Detto questo, la nuova proposta pare sia ancor più stringente, poiché richiederebbe ai venditori al dettaglio di verificare l’età degli acquirenti per i prodotti specificatamente pubblicizzati come anti-invecchiamento. Come riporta il notiziario americano Eyewitness News, la dottoressa Zakia Rahman, dermatologa presso la Stanford University, ha osservato un aumento di giovani pazienti con regimi di cura della pelle eccessivamente complicati, spesso ispirati da influencer sui social media. Secondo Rahman, mentre alcuni prodotti possono essere utili per condizioni specifiche come l’acne, il loro uso improprio può causare gravi reazioni allergiche o irritazioni prolungate. Questa proposta di disegno di legge arriva in un momento in cui l’attenzione sulla protezione dei minori dai rischi dell’esposizione digitale e commerciale si fa sempre più stringente. Se approvata, la legge di Lee entrerà in vigore nell’ottobre 2026, richiedendo ai venditori di eseguire controlli dell’età simili a quelli già in atto per la vendita di alcool e tabacco.
Oltre al caso della California, ricordiamo che in Svezia, Apotek Hjärtat, famosa catena di farmacie, ha vietato la vendita di creme a base di acidi Aha, Bha, vitamina A, vitamina C, e di peeling enzimatici ai minori di 13 anni. In generale, mentre l’ossessione dei giovanissimi verso la cosmetica si fa strada nelle aule del governo, sarebbe corretto farsi domande sempre più approfondite sulla responsabilità sociale delle aziende. La nuova proposta di legge, infatti, potrebbe segnare un passo importante nella regolamentazione di un’industria che ha spesso beneficiato dell’influenza esercitata sui giovani consumatori. Una questione su cui riflettere certamente, dato il momento storico in cui viviamo.