L’evento bolognese si conferma un appuntamento imprescindibile per la community del mercato. Non è più solo la fiera della marca privata ma la collocazione temporale e la formula dei due giorni (più mezzo) risulta vincente. Non mancano le criticità…

Di Angelo Frigerio

I buyer italiani

C’erano tutti. Ma proprio tutti. Oltre ai buyer delle catene presenti in fiera abbiamo visto aggirarsi fra i corridoi compratori di Esselunga, Aldi, Lidl e tante altre insegne. A testimonianza che Marca è diventata un appuntamento strategico per tutti. Numerosi anche i grossisti e qualcuno del normal trade. Particolare interessante: il secondo giorno di solito è sempre quello più ‘calmo’. Al contrario anche il 16, soprattutto in tarda mattinata, si faceva fatica a camminare fra i corridoi.

Voto: 10

La formula

I due giorni più mezzo (dedicato ai buyer esteri) e la collocazione temporale (a metà del mese di gennaio) sono la formula giusta per un evento di questa portata. Lo testimonia la crescita della manifestazione sia in termini di espositori sia di visitatori. Questi ultimi sono stati 23mila con un 14% in più rispetto allo scorso anno. Qualcuno ha accennato anche l’ipotesi di un allungamento a tre giorni, ma per ora non se ne parla.

Voto: 8

La divisione in settori

“Ho dovuto girare come una trottola per andare a trovare i miei fornitori, sparsi un po’ in tutta la fiera. Ma non sarebbe meglio organizzarla per settori?”: sono le parole di un buyer. Ma anche altri hanno sottolineato che la dispersione degli stand riduce la possibilità di incontrare clienti e fornitori. Ma perché non ipotizzare, per il prossimo anno, una suddivisione per categorie di prodotto?

Senza voto

Viabilità e dintorni

Un autentico delirio. I lavori per la sistemazione dei parcheggi davanti all’ingresso Michelino, organizzati in modo selvaggio dal comune di Bologna, hanno comportato disagi a non finire. Un’ora per entrare in fiera partendo dall’uscita dell’autostrada: non esiste. Ma c’è stato anche di peggio. Ovvero buyer che, visto il caos viabilistico, hanno girato la macchina e sono tornati a casa. Due osservazioni al contorno: la prima è che la fiera poteva avvertire. Si sarebbe arrivati prima. La seconda è che i cancelli andavano aperti alle 7 e non alle 8. Non solo: anche l’ingresso degli espositori andava anticipato. Per evitare code di gente al freddo ad aspettare l’apertura delle 8.30.

Voto: 4

I buyer stranieri

Sicuramente da ripetere l’esperienza della mezza giornata con i buyer stranieri il giorno prima della fiera, in questo caso il 14 gennaio. 320 i buyer presenti con 9mila incontri pianificati. Unico problema: il freddo. La location dove avvenivano gli incontri non era riscaldata e così fornitori e clienti trattavano con il… cappotto. E c’è gente che è rimasta a parlare per cinque ore di fila.

Voto 7 per idea e organizzazione

4 per location

Il clima

Al contrario del clima meteorologico, molto freddo, quello in fiera era molto caldo. Le relazioni fra industria e distribuzione, in generale, non sono certo idilliache. A Marca abbiamo visto invece molta collaborazione e disponibilità. Non solo, anche le jam session organizzate da alcune insegne, con musica e prosecco, sono state molto partecipate. Il tasso alcolico si è elevato a potenza, ma questo a Salvini non lo diciamo…

Voto: 8

I servizi

I bagni erano un disastro. Soprattutto i maschietti di una certa età, con prostata problematica, hanno potuto notare la sporcizia e l’incuria degli ambienti nelle diverse ore del giorno. Qui BolognaFiere deve fare qualcosa al più presto.

Voto: 4

I padiglioni 16 e 36

Qualcuno li ha definiti i padiglioni degli ‘sfigati’. Poca gente che circolava e tanto freddo. “Nel non food ci hanno ghettizzati”: hanno sottolineato molti espositori presenti nel 36. E qui la questione si fa spessa. Parliamoci chiaro: i buyer vengono per incontrare le aziende della food industry. Forse si potrebbe ipotizzare l’inserimento random di stand del non food all’interno dei padiglioni dedicati all’alimentare. Ma poi subentra la questione: ma perché a lui sì e a me no?

Voto: 5

I cinesi

È stata la nota di colore di questa edizione. Erano 58 le aziende cinesi presenti nel padiglione 28. Non c’è stato un traffico da ore di punta. Anzi, in alcuni momenti non c’era proprio nessuno. Però la stragrande maggioranza degli espositori era contenta. Anche un contratto e alcuni biglietti da visita di potenziali clienti valevano la pena della ‘gita’ in Italia. Contenti loro…

Voto: 6

I convegni

Non è una fiera da convegni. In due giorni si guarda al business. Chiacchiere e distintivi vanno messi da parte. Ma tant’è. Grande affluenza per il convegno d’apertura, con Teha che ha fornito i numeri della marca privata in Italia. Non mi hanno convinto molto… Ho qualche perplessità. Ma di questo parleremo più avanti.

Voto: 6/7