Innovazione, tecnologia, sostenibilità: l’appuntamento dedicato alle ultime tendenze nel mondo del ‘confezionamento’ deluxe funziona perfettamente. E, forse, meriterebbe ancora più attenzione da parte dei professionisti del settore.

Di Alice Giannetta

L’organizzazione
L’evento, fondato e diretto da Pier Paolo Ponchia, merita un plauso. A partire dall’allestimento dell’ingresso, curato dall’artista Vincenzo Marsiglia, attraverso cui il visitatore si immerge da subito in un tunnel sensoriale, fatto di luci psichedeliche, musica ritmata e un profumo creato ad hoc per l’occasione. Proseguendo il percorso si arriva tra i corridoi degli stand, dove chiunque ha la sensazione di poter toccare con mano le migliori innovazioni nel campo del design e del packaging. Un’esperienza pensata nei minimi dettagli, che merita di essere vissuta.

Voto: 8

Una vetrina per il talento
Uno dei progetti più importanti, di cui si è pregiata questa edizione della fiera, è l’Art Gallery. L’area, situata subito dopo l’ingresso, è stata dedicata interamente ai lavori più meritevoli dei ragazzi di due importanti accademie, l’Accademia Aldo Galli di Como e l’Accademia Santa Giulia di Brescia, dove Vincenzo Marsiglia lavora come docente. Le opere non sono aderenti a un unico tema: ogni giovane artista ha seguito le proprie inclinazioni personali. Solo in questo modo, infatti, è possibile raggiungere l’espressione artistica e digitale più pura.

Voto: 8+

I convegni
La fiera è stata caratterizzata da un interessante programma di conferenze. Di queste, gran parte delle quali moderate in inglese, con traduzione simultanea in italiano (elemento non scontato). La conversazione intavolata dagli speakers in conferenza è sempre stata molto coinvolgente. Sul palco si sono alternati ospiti da ogni parte del mondo, pronti a condividere il loro know-how in tema di packaging, futuro e sostenibilità. Oro per le orecchie dei fortunati presenti. Peccato per la partecipazione di pubblico, decisamente modesta.

Voto: 6/7

Servizi e logistica
Teatro della fiera è stato ancora una volta l’Allianz MiCo, che si conferma un centro strategico d’eccellenza per eventi di portata internazionale. L’edificio ha accolto benissimo l’organizzazione fieristica, e gli spazi erano ben organizzati, compresi quelli per il ristoro. I visitatori hanno potuto scegliere tra un’ampia selezione di pasti, grazie alla presenza di bar e un ristorante self-service. I prezzi del cibo sono sempre alti, ma ormai questa sembra una (brutta) prerogativa di tutte le fiere. Non si sono create file chilometriche davanti alle casse (merito di una buona organizzazione o dell’affluenza contenuta di persone? Il dubbio resta). Niente da segnalare sui bagni, puliti e ordinati.

Voto: 7

Sostenibilità: i dubbi degli espositori
“Noi eravamo già sostenibili prima che diventasse una moda”. Questa precisazione, che per certi versi suona giusta, mentre per altri alquanto polemica, è arrivata da parte di diversi espositori. La sostenibilità è stato il tema fondante di questa edizione, sotto tutti gli aspetti. Le aziende si affannano – giustamente – a elencare le proprie certificazioni, sia per un reale credo, sia per necessità. E chi non si è ancora adeguato, deve affrettarsi: l’obiettivo è rientrare nei criteri green che, dal 2025, verranno imposti a livello europeo. Che si tratti di una reale presa di coscienza o di sola facciata, questa svolta sostenibile ci fa sentire già un po’ meglio.

Voto: 7/8

Una fiera che merita più attenzione
Diversi espositori hanno avuto l’impressione che ci sia stato poco movimento, dovuto a una scarsa attenzione nei confronti del mondo del packaging. Alcuni hanno messo addirittura in dubbio la loro partecipazione alla prossima edizione. E questo è un peccato, considerando i plus della fiera.

Voto: 5