Torna l’aliquota al 10% sui prodotti mestruali. Le donne ne escono penalizzate, e scelgono di diminuirne l’acquisto. Ecco come la catena si impegna per contrastare questa situazione.
Di Alice Giannetta
Anche nel 2024 Coop rilancia la sua campagna per l’uguaglianza e l’inclusione di genere ‘Close the gap. Riduciamo le differenze‘. L’iniziativa ha l’obiettivo di contrastare la disparità e ridurre le differenze di genere, mantenendo alta l’attenzione di consumatori, soci, dipendenti e fornitori di prodotto a marchio su temi importanti a livello sociale. L’evento giunge al quarto anno ed è stato presentato nella mattina del 29 febbraio a Milano. Uno dei tanti temi che ha a cuore l’azienda, oltre al supporto per le donne vittime di violenza o al congedo di paternità, è anche l’impegno contro l’aumento dell’Iva sugli assorbenti. Dopo la decisione del governo Meloni di rialzare l’aliquota sui prodotti mestruali dal 5% al 10%, riparte la sottoscrizione alla petizione ‘Il ciclo non è un lusso!’, lanciata dal Collettivo onde rosa nel 2019 e sostenuta da Coop fin dal 2021. L’obiettivo è raggiungere un milione di firme. L’aumento dell’aliquota, infatti, è una pratica profondamente ingiusta, che lede i diritti primari di ogni donna. Il contesto attuale esprime chiaramente la condizione negativa in cui viviamo oggi. L’indagine di Wash United condotta a livello globale colloca attualmente l’Italia tra i 21 Stati che prevedono un’Iva differenziata sugli assorbenti femminili, con una delle aliquote più elevate a livello globale. Paesi come Germania, Francia e Stati Uniti applicano rispettivamente aliquote del 7%, 5,5% e 8,3%, ma sono già 27 le nazioni in cui gli assorbenti sono totalmente esenti da Iva (tra cui Regno Unito, Irlanda, Canada e Australia). Alla luce di questi dati, in Italia questa situazione fiscale impatta direttamente sulle tasche di circa 13 milioni di donne. Se consideriamo che ogni donna vivrà, nel periodo che va dal menarca alla menopausa, in media circa 520 cicli mestruali, si fa presto a fare i conti. Questa fetta di popolazione consumerà più o meno 12.000 assorbenti. L’ultima stima ufficiale indicava una spesa media annua di 70 euro per i prodotti mestruali, ma grazie a risultati basati su più recenti valori di spesa rilevati da Nielsen, l’Ufficio Studi Coop ritiene che tale cifra si aggiri intorno ai 40 euro. Dal punto di vista economico, il taglio proposto del 5% comporterebbe una riduzione del costo dell’intervento da 36,9 milioni di euro stimati dal Governo a 19,7 milioni di euro. Questi fondi potrebbero rivelarsi cruciali, specialmente nel contesto in cui il prezzo medio dei prodotti per la cura e l’igiene personale è cresciuto del 9,2% tra il 2021 e il 2023.
Cambiano le abitudini di acquisto
La crescita dei prezzi ha già influenzato le abitudini di acquisto delle donne. Nel 2022, queste ultime avevano ridotto del 25% i prodotti per cura e igiene personale nel 2022, rispetto al periodo 2019-2021. Nel 2023, nonostante un aumento del valore delle vendite di assorbenti (da 412,7 a 419 milioni di euro), il numero di confezioni vendute è diminuito di circa mezzo milione (da 198,8 a 198,3 milioni), accompagnato da un incremento medio del 2% nei prezzi per confezione su base annua. Questo scenario assume connotazioni ancora più gravi per le donne in condizioni economiche disagiate. Solo in Italia, infatti, questi scenari hanno numeri da non sottovalutare: sono 6,5 milioni le donne maggiorenni a rischio povertà ed esclusione sociale in Italia. Questa percentuale, tra le più elevate nell’Ue27, colpisce maggiormente le più giovani, con un tasso del 28% tra le 18-24enni. In più le 2,3 milioni di donne maggiorenni in condizioni di povertà assoluta sono particolarmente vulnerabili. Per queste persone, l’acquisto di prodotti per il ciclo mestruale diventa un vero e proprio lusso che non possono permettersi, nonostante la natura imponga loro questo ‘impegno mensile’. Per questo motivo, la loro spesa annua si riduce drasticamente a soli 66 euro, rispetto alla media di 258 euro per l’intera popolazione femminile. La scelta di limitare la quantità di prodotti acquistati è stata effettuata dal 32% delle donne in povertà assoluta nel 2022, in contrasto con il 25% della media, evidenziando una situazione di maggiore precarietà economica.
Limitare l’acquisto di assorbenti, quindi, è diventata una scelta inderogabile per il 32% di donne che vivono in una condizione di povertà assoluta, con punte del 42% per le donne di età compresa tra i 35 e 64 anni. Intanto, come si legge sul sito ufficiale di Coop, l’azienda si impegna a ‘neutralizzare’ l’aumento dell’Iva degli assorbenti di primo marchio, vendendoli come se l’Iva fosse bloccata al 5%. Commenta Maura Latini, ad di Coop Italia: “Ci sembra molto importante che su certi temi non si facciano passi indietro, anche considerando la grande difficoltà che il nostro Paese ha nel compiere degli avanzamenti sulla gender equality. E’ in quest’ottica che abbiamo chiesto ai nostri partner e a coloro che sono in prima linea nella sollecitazione di un dibattito sull’uguaglianza di genere di sottoscrivere pubblicamente la nostra petizione, diventando protagonisti anche di questa battaglia”.