Il pandoro griffato è stato, ed è, il caso mediatico dell’anno. Fra leggerezze, approssimazioni e ostentazioni. Con la beneficenza a far da contorno… Una vicenda che va oltre il settore specifico. E costituisce un insegnamento per tutti.

Di Angelo Frigerio

Vicenda Ferragni/Balocco: qualche osservazione al contorno. In primo luogo non credo in un dolo da parte di Balocco. L’azienda piemontese aveva comunque donato 50mila euro all’ospedale torinese. Propendo più per leggerezza e approssimazione. Ma soprattutto incapacità di gestire una situazione che, sin dalla denuncia di Selvaggia Lucarelli dello scorso anno, andava considerata con maggior attenzione.

Io li avevo avvertiti. Lo scorso 15 giugno, quando l’Antitrust aveva avviato un’istruttoria per “pratiche commerciali scorrette” dell’azienda piemontese, avevo scritto un messaggio whatsapp ad Alessandra Balocco, Ad dell’azienda: “Abbiamo pubblicato la notizia [su alimentando.info ndr] con la versione dell’Antitrust. Per correttezza vorremmo pubblicare anche la posizione dell’azienda”. La risposta: “Buongiorno Angelo, grazie infinite per avermi contattato. Sull’argomento, per policy aziendale, non rilascio dichiarazioni”. La controrisposta mia: “Secondo me sbagliate. Un comunicato stampa è doveroso. Anche generico. Della serie stiamo valutando con i ns legali etc. La polemica sta montando. Non dire nulla potrebbe evocare un’ammissione di colpa”.

Invece nulla, fino al 19 luglio, data in cui l’Antitrust estende l’istruttoria a due aziende di proprietà della Ferragni. Al che rimando un altro messaggio: “Ribadisco quanto scritto sopra. Se pensavate che fosse tutto finito vi sbagliavate. La notizia della Ferragni è dappertutto. Lo dico per voi. Meglio ammettere se si è sbagliato. Fate bella figura nei confronti del retail e dei consumatori. Anche perché la Rete non perdona. Scusa ma te lo dovevo dire”.

Sono stato facile profeta. E così la bomba dell’Antitrust è scoppiata poco prima del Natale. Periodo decisivo per il business dei lievitati. E non oso immaginare cosa possa essere successo ai prodotti Balocco…

Ben diversa la posizione dell’influencer. Nessuno nega le capacità imprenditoriali della signora Ferragni, maritata in Lucia, dal cognome del marito Federico, in arte (si fa per dire) Fedez. Nel giro di pochi anni è diventata un punto di riferimento per molti/e consumatori/trici che acquistano tutto quello che propone: dai giocattoli alle penne, dai dolci all’acqua minerale, ai prodotti per la cura del corpo e make-up. Il brand spopola e molte aziende la chiamano come testimonial, la Bmw è l’ultimo esempio in ordine di tempo.

Ma non è finita qui. Su Prime Video potete trovare anche due serie in cui si raccontano le vicende dei Ferragnez con bambini, amici e parenti vari. Lo scorso anno ho visto una puntata. Era ambientata sul lago di Como: villa bellissima, ambienti lussuosi, un parco secolare. Addirittura una giostra con i cavalli tutta a disposizione dei figli. Mi ha colpito l’eleganza del marito Fedez. Di ritorno da un viaggio a Milano entra in casa e la prima cosa che dice è: “Mi sento un po’ imbarazzato, devo andare a cagare…”. Un autentico signore…

Sempre in tema di eleganza, un’altra scenetta li vede protagonisti, ovviamente a favore delle telecamere. Lui si avvicina e le dice: “Stamattina abbiamo fatto l’amore: che voto mi dai?”. Non ricordo la risposta. Ma basta la domanda…

Al di là della pochezza intellettuale e morale, quello che dà fastidio non è la ricchezza, ma la sua ostentazione. Ferragni e Fedez nell’attico di Milano, Ferragni e Fedez nella nuova villa sul lago, Ferragni e Fedez al Festival di Sanremo. In un crescendo rossiniano su social e dintorni.

Sono brianzolo, orgogliosamente brianzolo. Sono nato e vivo in una zona molto ricca, la Svizzera d’Italia. Una ricchezza nata dal lavoro di numerosi imprenditori. Che però, salvo rare eccezioni (leggi Ranzani di Cantù), non hanno mai fatto mostra della loro prosperità economica. Ricordo il figlio di un imprenditore che va a trovare il padre alla guida di una Lamborghini, fiero del recente acquisto. Il padre lo guarda e lo smonta: “Questa la tieni a casa tua. In fabbrica non la fai vedere. Sarebbe uno schiaffo nei confronti di chi può permettersi al massimo la Panda”.

Va bene, però i Ferragnez fanno beneficenza. Lo abbiamo visto anche con il pentimento, tardivo, dell’influencer per cercare di tacitare lo tsunami provocato dalla vicenda Balocco. Chiara ha deciso di devolvere un milione di euro all’ospedale coinvolto nell’iniziativa. Una domanda sorge però spontanea: perché non lo ha fatto, prima del Natale 2022, quando è emersa la questione, e successivamente con l’avvio dell’inchiesta dell’Antitrust?

Ma ritorniamo al brianzolo burbero ma generoso. Anche qui un piccolo episodio la dice lunga. C’era una volta un padre missionario che, di ritorno dall’Africa, andava tutti gli anni, a Natale, in visita al coscritto imprenditore. La scenetta si ripeteva sempre così. Imprenditore: “Ta se chi anmò (sei qui ancora)?”. Padre: “Certo Romildo, quest’anno ho ampliato la scuola e i miei bambini hanno ancora bisogno di te. L’ho chiamata con il tuo nome. Set cuntent? [sei contento]?.” Il Romildo si commuoveva e firmava l’assegno, sempre generoso. Ma non lo diceva a nessuno…