“Non si finisce mai di imparare”. Questa frase, pronunciata dalla mia cara professoressa di italiano alla scuola media, si è incisa nella mia testa e nel mio cuore dall’esatto momento in cui l’ho sentita.
Non perché non fossi già di mio affamata di esperienze e conoscenza (conoscete l’esistenza delle persone multipotenziali? Io l’ho scoperto solo di recente, cvd), ma perché questo detto mi è parso ricco di valori nascosti.

Il primo? L’umiltà. Bisogna saper ammettere che per quanto ci si possa specializzare e documentare è praticamente impossibile conoscere tutto. Mai dare per scontato nulla. La cultura ha dimensioni infinite e l’universo nasconde segreti ancora da svelare.

Il secondo? La vitalità. Svegliarsi al mattino e avere la consapevolezza che ogni giorno si possa imparare qualcosa di nuovo è uno stimolo alla felicità. E non parlo solo di competenze tecniche, lavorative o di concetti astratti. Nella vita si può imparare a memoria un teorema, una poesia, ma si possono incontrare anche persone nuove, con le loro storie e i loro caratteri. Riuscire ad arricchirsi anche solo grazie a una chiacchierata per strada è qualcosa che, dal mio punto vista, è molto sottovalutato. E un po’ soffro, oggi, quando mi capita di prendere mezzi pubblici e notare che praticamente nessuno intraprende più una conversazione, addirittura nessuno incrocia più gli sguardi, persi sugli schermi degli smartphone. Quanti incontri e conoscenze non avrei vissuto, ad esempio, negli anni dell’università, se mi fossi immersa costantemente nella Rete?!

Ma ci sono altre sfaccettature che leggo nel motto “Non si finisce mai di imparare”. L’ascolto. Pensiamo a quando le conoscenze si tramandavano per voce e gli anziani intrattenevano i giovani davanti a un focolare… quanta saggezza, quanti insegnamenti provenienti dalla vita reale…

L’impegno. Un po’ quel “Stay hungry” di Steve Jobs tanto citato. Essere volenterosi, sapersi mettere in gioco sempre e comunque, anche quando si tratta di una prima volta, avere paura, ma anche il coraggio di lanciarsi e mettersi alla prova, sempre, per imparare. Che poi, un dato di fatto meraviglioso: anche “sbagliando s’impara!”, o per lo meno si dovrebbe. Quindi? “Meglio avere rimorsi che rimpianti”. Saranno anche frasi fatte, ma quanto sono vere?!
Non da ultimo, la costanza. Appassionarsi a una qualsiasi disciplina, avere sete di conoscenze, non mollare mai la presa. Tutti elementi che permettono di temprare l’animo.

Ma perché parlo di una frase ascoltata alla scuola media? Perché proprio questo leitmotiv mi ha spinto a scegliere di lasciare, dopo quasi 10 anni, la redazione di Tespi Mediagroup, nonostante la passione per il mio lavoro e per le ‘mie’ riviste. Ho fame di sapere, voglio ancora crescere.

Prendo quindi questo spazio per salutare tutti con un sorriso e tanto affetto, sperando di incrociarvi ancora sulla mia strada. Lascio il mio amato incarico con un velo di malinconia, grata per tutto quello che ho imparato e vissuto insieme e grazie al direttore, Angelo Frigerio, e ai miei cari colleghi. Negli uffici di Meda resterà sempre una parte del mio cuore. Così come ricorderò sempre i momenti vissuti con aziende, agenzie, retailer, istituzioni, amici. Vi ringrazio per avermi arricchita in ogni incontro o scambio di email. A sostituirmi in redazione troverete Alice Giannetta, che probabilmente avrete già conosciuto, mentre per tutte le questioni commerciali potrete fare affidamento su Luca Nicotra.
Questo l’augurio per voi che leggete, ma anche per me stessa: mantenere sempre la mente accesa e il cuore aperto.

Irene Galimberti

 

Il saluto di Angelo Frigerio
Nei fumetti di Topolino il dispiacere si comunicava con il “sob”. È quindi con molti “sob” che salutiamo Irene, grande professionista e splendida compagna di avventure editoriali. A lei il mio grazie personale, anche a nome di tutti i colleghi, per il lavoro e la compagnia di questi anni, insieme ai nostri auguri per la nuova sfida professionale. Cara Irene, difficile dimenticarti…