Roma – È il Corriere della Sera a interpellare Luigi Scordamaglia, presidente di Filiera Italia, sulla prima fumata nera relativa al piano ‘anti-inflazione’ promosso dal Mimit (leggi qui). Il tavolo di confronto si è concluso con un nulla di fatto: la distribuzione chiede all’industria di intervenire sui listini, l’industria chiede che al tavolo vengano inclusi anche i produttori di packaging, materie prime, logistica, energia.

“Bisogna a mio parere fare una distinzione tra i casi in cui i prezzi sono aumentati perché le aziende hanno ampliato i margini e quelli in cui a monte ci sono oggettivi aumenti dei costi di produzione […]. Dove l’aumento è oggettivo non si può chiedere di vendere sottocosto”, spiega Scordamaglia. La soluzione per fare un distinguo, spiega il presidente di Filiera Italia, sarebbe interpellare Ismea “affinché sia in grado di fare un’analisi dei costi in tempo reale delle principali filiere. A partire da grano e latte”.

Cosa succederebbe, poi, se l’industria decidesse di uscire dall’accordo e il Governo facesse un’intesa solo con la distribuzione? “Questa scelta mi preoccuperebbe”, continua Scordamaglia. “Le grandi catene hanno un potere contrattuale maggiore e sarebbero in questo caso persino legittimate a imporre listini insostenibili per chi è a monte della filiera. Inoltre le catene potrebbero diminuire i prezzi di alcuni beni nel paniere e compensare aumentandone altri”. Necessario, infine, secondo Scordamaglia, sarebbe invitare al tavolo di confronto anche i fornitori di energia.