Bologna – Africa e Medio Oriente: due mercati emergenti per il settore cosmetico. Interessati da un forte aumento demografico, da una crescente urbanizzazione e da un aumento medio del potere di acquisto. Lo spiega una nota stampa rilasciata da Cosmoprof Worldwide Bologna, che ha affrontato il tema durante l’ultima edizione di Cosmotalks.

Secondo Euromonitor International, vale 40 miliardi di dollari il mercato cosmetico in questa regione. Tra i comparti più trainanti troviamo l’hair care (con un valore di 7,9 miliardi di dollari), le fragranze (6,3 miliardi di dollari) e i prodotti per la skincare (5,5 miliardi di dollari). Le stime elaborate dall’agenzia parlano poi di una crescita media annua del 12% nei prossimi anni. Fino ad arrivare, nel 2027, a un fatturato di 47 miliardi di dollari.

Il Medio Oriente, in particolare, gode di un elevato potere di acquisto da parte dei consumatori, più improntati verso valori e tendenze occidentali. Sempre più diffusa l’attenzione per una cosmetica meno legata all’estetica e più incentrata su salute, benessere e sostenibilità. Bisogna però prestare attenzione poiché non si tratta di un mercato omogeneo: l’Arabia Saudita, ad esempio, è la regione con i consumatori più esigenti, il Libano presta maggior attenzione all’innovazione, mentre Dubai si conferma la metropoli più trendy. Risulta dunque necessario comprendere le esigenze di ogni Paese prima di entrarvi.

Quanto al mercato beauty nel continente africano, parliamo di un giro di affari di 7,89 miliardi di dollari (fonte: Statista.com), destinato a crescere nei prossimi cinque anni – anche grazie allo sviluppo demografico – a un tasso di crescita medio annuo dell’8% circa. E dove il canale privilegiato, scelto dall’87% dei consumatori, è il mass market. Tra i Paesi strategici troviamo il Sudafrica e la Nigeria. Ma anche Camerun, Tanzania, Ghana, Etiopia e Kenya. Si tratta però di un territorio con necessità diverse da quelle dei consumatori occidentali: tipologie di capelli, pelle e un clima estremo richiedono infatti prodotti differenti da quelli occidentali. Geo-localizzazione e personalizzazione – anche da stato a stato – diventano dunque fondamenti per farsi conoscere tra i consumatori locali.