Milano – 28 miliardi di euro. A tanto ammonta il valore dell’export di beni strumentali Act, ossia caratterizzati da automazione, creatività e tecnologia. A cui si può aggiungere un potenziale di altri 16 miliardi di euro. Questi i numeri resi noti oggi, mercoledì 31 maggio a Milano, in occasione della presentazione del primo rapporto ‘Ingenium – Il potenziale dei beni strumentali italiani nel panorama internazionale’, frutto della collaborazione tra Centro Studi Confindustria e Federmacchine. Numeri in crescita a doppia cifra, con performance superiori a Germania e Francia con una quota globale all’8,8%. Per una produzione di circa 55 miliardi di euro. Tra i 12 comparti analizzati, sottolinea il Rapporto, che spaziano dai robot al packaging, una spinta crescente deriva da soluzioni ‘su misura’, rispetto alle grandi serie. Per una quota di mercato a ridosso del 9%, che mantiene l’Italia al quarto posto, alle spalle solo di Germania, Cina e Giappone. A trainare l’export è soprattutto la domanda dei Paesi avanzati che insieme assorbono più di 18 miliardi di euro. Primi fra tutti gli Usa (+1,7 miliardi), a seguire Germania e Francia. Ma a crescere sono anche Cina e Turchia. Quest’ultima al secondo posto tra gli emergenti con un export di 1 miliardo di euro circa, a fronte di un potenziale totale di 1,8 miliardi.