Un’edizione in chiaroscuro per la fiera dedicata alla cosmesi biologica e naturale (Norimberga, 14-17 febbraio). Rincari e costi di produzione pesano sul mercato. Ma non manca la speranza per il futuro.

Un 2022 difficile. E un 2023 che si prospetta altrettanto impegnativo. Ma la speranza che lo scenario congiunturale possa migliorare non manca. Questo l’umore generale respirato tra gli stand degli espositori presenti all’ultima edizione di Vivaness. La fiera dedicata alla cosmesi naturale e biologica è andata in scena all’interno del polo fieristico di Norimberga (Germania) dal 14 al 17 febbraio in concomitanza con Biofach, la kermesse internazionale dell’agroalimentare biologico.

Circa 36mila visitatori provenienti da 135 Paesi del mondo hanno preso parte alla manifestazione. 2.765 gli espositori in fiera, suddivisi tra Vivaness e Biofach. Pochi gli italiani, ci segnalano le aziende. Risultati comunque superiori rispetto all’edizione estiva svoltasi l’anno precedente (26-29 luglio 2022), quando l’aria respirata era quasi spettrale, con pochi espositori e ancor meno visitatori. Ad oggi la situazione sembra migliorata. Leggermente. Comunque non abbastanza: in molti hanno lamentato la scarsezza di presenze e di opportunità.

A tenere banco tra i padiglioni della fiera i rincari di materie prime ed energia, oltre all’avanzata galoppante dell’inflazione. Molte aziende del comparto beauty e home care, in particolare, hanno segnalato numerose difficoltà legate al reperimento e all’aumento del prezzo della carta e, più in generale, dei materiali per il packaging. Il prezzo, una tematica tornata in auge più e più volte nel corso del 2022, soprattutto per quanto riguarda le contrattazioni tra Industria e Distribuzione, in alcuni casi ha prevalso sul valore aggiunto dei prodotti biologici. Venuto meno il plus derivante da certificazioni e produzioni biologiche, ci si è maggiormente concentrati, per ovvie necessità, su prezzi e listini. Ma l’augurio per il 2023 è un ritorno all’essenza del biologico.

La speranza per una ripresa di un settore in difficoltà rimane. Il mercato organic ha registrato una crescita esponenziale fino al 2021 e, nell’opinione di molti, la frenata attuale è strettamente legata alla contingenza storica. Tra bollette e carovita, costi di materie prime e utilities, i consumatori prestano maggior attenzione ai prodotti che mettono nel carrello. Superate le difficoltà, si potrà tornare a parlare di crescita. Ma – bisogna precisare – una crescita più contenuta e regolare: il mercato del bio è ormai maturo, secondo molti operatori, e ha raggiunto una sua stabilità.

Per questo motivo, ad esempio, il mercato italiano risulterebbe meno accogliente rispetto ad altri mercati europei (soprattutto rispetto al Nord Europa, con la Germania e i Paesi Scandinavi in testa). Non è un caso che il nostro Paese sia, a tal proposito, soprattutto un esportatore di prodotti bio: a fine 2022, il valore delle esportazioni è cresciuto del 16% rispetto all’anno precedente, arrivando a 3.372 milioni di euro (una crescita del 181% rispetto al 2012).

Nel complesso una fiera un po’ sottotono, dunque. La speranza è un cambio di marcia per l’edizione del prossimo anno, già confermata dal 13 al 16 febbraio 2024. Il rischio è che, sull’onda di questa prolungata paralisi che ormai affligge la manifestazione da qualche anno, molte aziende, come comunicatoci direttamente in fiera, decidano di non tornare.