Si è tenuto ieri, online, l’evento dell’agenzia specializzata BrandOn sul rapporto tra il mondo della bellezza e le piattaforme di vendita digitali. Un’occasione di riflessione, ricca di spunti e contenuti.

Di Irene Galimberti

Un interessante approfondimento per scoprire come le aziende del beauty affrontano (se lo affrontano) il mondo delle vendite sui marketplace. A organizzare l’evento – di cui la nostra testata b2B beautyToBusiness è stata media partner – BrandOn, società italiana specializzata in servizi e consulenza per le imprese che vogliono far crescere il proprio business online.

“Come BrandOn Group siamo fortemente convinti dell’importanza e dell’enorme potenzialità dei marketplace online, ma le aziende hanno, ancora, molto bisogno di informazioni e formazione”, ha spiegato la fondatrice, Paola Marzario. “Per questo abbiamo lanciato i BrandOn Focus, in cui condividere visioni di scenario, e per questo ci prodighiamo con le business school per divulgare formazione specifica sui marketplace”.

Questo canale sta conquistando sempre di più la fiducia dei consumatori e delle aziende, affiancando il negozio fisico, che rimarrà però sempre importante per l’esperienza d’acquisto unica e completa che riesce a garantire. La parola multicanalità è infatti ricorsa spesso durante l’evento e i dati hanno confermato l’importanza di entrambi i canali distributivi.

Secondo Cosmetica Italia, dopo gli exploit della bellezza online registrati nel corso di pandemia e lockdown, le vendite digitali hanno comunque ottenuto, nel 2022, le performance migliori (se si considera che gli eccezionali trend di profumerie e saloni professionali sono frutto di un rimbalzo dopo le chiusure imposte per il Covid). E l’e-commerce è di fatto diventato il quarto canale per importanza nei consumi beauty.

In parallelo però, Gian Andrea Positano, responsabile del Centro Studi dell’associazione nazionale delle imprese cosmetiche, ha anche evidenziato come, da una ricerca condotta su un ampio campione di consumatori è emerso il desiderio di tornare alla normalità funzionale ed esperienziale. Nel dettaglio, il 55% degli intervistati ha dichiarato di voler provare i prodotti di persona, ma solo il 12% ancora non si fida dell’online. Tra le motivazioni, il 36% spiega di voler verificare il prodotto dal vivo; il 34% che apprezza ‘girare in negozio alla ricerca di qualcosa di nuovo’; il 23% preferisce le consulenze personalizzate; il 22% apprezza i campioni omaggio; il 15% dice che è più facile orientarsi e confrontare prodotti e offerte; il 14% vede gli acquisti negli store fisici come uno svago, aspetto che si perde invece sull’online.

Data per assodata l’importanza dei negozi, tra le principali tattiche segnalate dalle imprese cosmetiche italiane figura l’attenzione al mercato e al consumatore, per cui le aziende dichiarano di voler rileggere i canali, incrementando l’e-commerce, studiando le opportunità del metaverso e creando una strategia di retail ibrido. Fondamentali per il business, dal punto di vista delle aziende, anche le fiere e gli eventi. E durante il webinar è infatti intervenuta anche Samantha Raimondi, sales manager di Cosmoprof, per presentare la struttura e i numeri di successo della prossima edizione, in programma a Bologna dal 16 al 20 marzo prossimi. Non da ultimo, la filiera cosmetica italiana punta da sempre sull’innovazione di processo e di prodotto, con una quota degli investimenti in ricerca e sviluppo che raggiunge il 6,5% sul fatturato, mentre la media del manifatturiero del nostro Paesse si ferma al 2,5%. Un aspetto che la rende un’eccellenza nel mondo, oltre che un comparto di rilievo, con un giro d’affari che copre (lungo tutta la catena produttiva) un valore pari a 33,2 miliardi di euro.

Anche la nostra redazione ha voluto provare a definire lo ‘stato dell’arte’ del beauty sui marketplace. Abbiamo quindi realizzato un sondaggio flash che in due giorni ha raccolto le risposte di 50 aziende del comparto. Soprattutto piccole e medie imprese, che ben rappresentano il tessuto produttivo del nostro Paese. Ne è emerso che l’84% di esse è già presente almeno su un marketplace (b2b, b2c o entrambi) e che la metà di quelle che ancora non lo sono sta valutando un ingresso nel canale. Sul podio delle presenze Amazon (43,9%), seguito da Faire (9,76%), Alibaba (7,32%) e Douglas, Ebay e Ankorstore con il 4,88% delle aziende. La maggiorparte di esse, poi, ha esordito sui marketplace durante la pandemia (da 3 o 2 anni), ma molte hanno aspettato lo scorso anno per essere certe che il trend positivo dell’online proseguisse anche post pandemia. L’incisione del canale sul fatturato resta per il 76% a una quota marginale (0-15%) e la grande maggioranza di queste realtà afferma di non aver registrato significativi aumenti del volume d’affari grazie alle vendite digitali. Questo può essere legato al fatto che le imprese sono ‘novelle’ e non hanno ancora esplorato appieno le potenzialità del canale, oppure che non hanno il personale e le competenze idonee a far fruttare le opportunità offerte. Non è un caso se il 72% dei rispondenti ammette di gestire direttamente i rapporti con queste piattaforme. Mentre affidarsi ad agenzie specializzate, come nel caso del restante 28%, potrebbe garantire risultati maggiori.

Nella scaletta degli interventi anche alcuni esempi concreti di aziende e retailer che hanno sviluppato strategie importanti per le vendite online: Camilla Marra, corporate e-commerce acceleration manager di L’Orèal; Giovanni Papini, e-commerce manager di Beiersdorf e Gaia Franceschini Beghini, e-commerce & Crm director di Douglas. Tutti interventi che saranno visibili a partire dalla prossima settimana sul canale YouTube di BrandOn Group e che saranno ripresi sul prossimo numero del nostro mensile b2B beautyToBusiness.