Chi conosce Roger Bannister? Io, ammetto, non sapevo chi fosse fino a martedì 8 novembre, quando ho assistito all’evento di AssocasaTrasformazione digitale: opportunità per industria e distribuzione’. Marco Pellicci di NielsenIq – dopo aver mostrato i dati che riguardano la Rete e l’importanza di una strategia omnicanale per imprese e distribuzione – ha parlato del cosiddetto ‘effetto Bannister’.

Mezzofondista britannico, Roger Bannister, nel 1954, fu il primo uomo a correre il miglio in un tempo inferiore ai 4 minuti. Per la precisione in 3 minuti, 59 secondi e 4 decimi. Ma che cosa c’entra uno sportivo con le aziende, le catene e la digitalizzazione?

Anche se può sembrare un record come un altro, in realtà è molto di più. Il 6 maggio 1954 Bannister ha superato quello che veniva considerato un limite umano. Fino a quel giorno si pensava che fosse fisicamente impossibile correre un miglio in meno di 4 minuti. Questo perché durante una conferenza, avvenuta ancora nell’800, un luminare della medicina, spiegando che l’essere umano non può essere sottoposto a uno sforzo superiore alle proprie possibilità, affermò: “Se un uomo dovesse correre il miglio al di sotto dei 4 minuti sarebbe uno sforzo tale per cui il cuore potrebbe scoppiargli nel petto”. Un dichiarato che si diffuse tanto da divenire credenza comune.

Roger Bannister, con la sua corsa, superò un limite che in realtà non esisteva. Ma il meglio doveva ancora venire: dopo il suo primato, infatti, in molti riuscirono a ottenere lo stesso risultato. Ciò che nessuno era stato in grado di fare fino a quel momento, da allora divenne sempre più frequente. Nel 1955, furono 31 gli atleti a riuscire nell’impresa, oltre 300 nei tre anni successivi. Numeri che fanno capire come quel limite non fosse realmente dovuto a un’impossibilità fisica, ma semplicemente a un blocco mentale. Il solo credere di non poter raggiungere un risultato teneva lontano chiunque dal realizzarlo.

Mentre ascoltavo Marco Pellicci raccontare questi fatti di storia reale, mi tornava alla mente la favola della rana sorda. Che durante una gara di scalata su una torre fu l’unica a raggiungere la cima, perché era anche l’unica a non poter sentire i commenti del pubblico, che non credeva possibile che i ranocchi potessero arrivare così in alto. E mentre tutti gli altri verdi concorrenti desistevano, scoraggiati dalle critiche, lei arrivò al traguardo. Due metafore che servono a dimostrare quanto il mondo esterno possa condizionare l’animo umano, ma anche quanto la determinazione possa far superare ogni ostacolo e portare al successo.

L’intento di Marco Pellicci, e il mio ora, è quello di trasmettere alle aziende e alla distribuzione il concetto che tutto è possibile, basta volerlo. La digitalizzazione, in questo caso, può diventare una risorsa potente per il business, ma anche in questo ambito, come nell’innovazione e nella sostenibilità, bisogna saper osare. Senza se e senza ma.

In chiusura del suo intervento, per provocazione, il team leader di NielsenIq, ha anche citato l’autore di ‘2002 Odissea nello spazio’, Arthur Clarke: “Le nuove idee passano per tre fasi. Non si può fare. Probabilmente si può fare, ma non ne vale la pena. Ho sempre saputo che era una buona idea!”.

Insomma, un chiaro invito per tutti a lanciare il cuore oltre l’ostacolo, a guardare avanti senza paura, dimenticando frasi come: “Si è sempre fatto così”.

Irene Galimberti