È stata depositata una proposta della Lega per alzare il tetto dei pagamenti cash a 10mila euro, fissato oggi a 2mila euro. Mentre si accende il dibattito sull’evasione, pochi ricordano che la misura aiuterebbe molti.
Di Angelo Frigerio
Era ora! Finalmente un politico spezza il fronte dei moralizzatori da strapazzo e parla chiaro sull’uso dei contanti. La miccia parte da una proposta di legge del 25 ottobre, depositata dal leghista Alberto Bagnai e quattro colleghi deputati. A tema l’innalzamento del tetto all’uso del contante a 10mila euro, mentre attualmente siamo a 2mila. Si è scatenata subito però la canea dei giornalisti, leccaculo delle banche, che hanno invaso quotidiani e periodici con articoli terroristici sull’incremento dell’uso del contante. E tutti a dire che l’Italia è ai primi posti in Europa per l’uso del cash. Che si fa crescere il nero. Che si dà una mano alla criminalità organizzata.
Tutte balle. Sapete qual è la nazione i cui abitanti hanno più soldi in portafoglio? La Germania con 103 euro, seguono il Lussemburgo con 102, l’Austria con 89, Cipro con 81, Grecia con 80 e Italia con 69. Ci sono poi le altre con il Portogallo all’ultimo posto con 29 euro. Ma qui il problema è un altro…
Interessante il valore medio delle transazioni nei punti vendita. Anche in questo caso l’Italia è al nono posto, preceduta dalle nazioni di cui sopra a cui si aggiungono l’Irlanda e la Slovenia. Attraverso interviste a un campione di oltre 30mila cittadini dell’area euro scopriamo che sono in tanti quelli per cui una parte del reddito deriva da pagamenti in contanti. E noi siamo nella media.
La faccenda cambia se guardiamo alle imprese, in particolare ai mercati all’ingrosso. I grossisti che lavorano molto con l’estero hanno accolto favorevolmente la proposta: “Sarebbe assolutamente positivo per il comparto dell’ingrosso ortofrutticolo – spiega a Corriere Ortofrutticolo il presidente di Fedagromercati Confcommercio Valentino Di Pisa – in quanto favorirebbe le attività dei nostri operatori e faciliterebbe la commercializzazione dei prodotti, in particolare con i clienti esteri, i quali rappresentano sempre di più un canale di riferimento fondamentale per le aziende del settore”. Gli fa eco il direttore di VeronaMercato e vicepresidente di ItalMercati, Paolo Merci: “A prescindere dai numeri di cui si sta parlando, se siamo nella Comunità Europa dobbiamo condividere le stesse regole”.
Ma non ci sono solo quelli. Parliamo del lusso. Ricordo il direttore di una nota gioielleria, ai tempi del governo Monti, che raccontava di suoi facoltosi clienti alle prese con i problemi del contante. Non potendo acquistare in Italia, si recavano nella vicina Svizzera dove questi problemi non ci sono. Con un doppio danno per l’Italia: cornuti e mazziati.
Va da sé che la bandiera sventolata dai detrattori del cash è la questione del nero. L’equazione è semplice: più gira il contante più cresce il sommerso. Su questo dissento. L’ho già scritto e lo ripeto.
Esistono due tipi di Nero. Quello pesante praticato dai lavatori di Iva, dalle grandi società e dalla criminalità organizzata, di gran lunga il più pericoloso, e il Neretto. Quello dell’idraulico, dell’elettricista, del bar, del ristorante. Due pesi e, in teoria, due misure. Invece no. Si tratta l’artigiano o il commerciante come il Totò Riina della situazione. Con vessazioni di ogni genere e tipo. Soprattutto sullo scontrino fiscale. Apro una parentesi e riporto il commento di un noto chef stellato: “Se non ci fosse il Nero, chiuderebbe circa l’80% dei ristoranti in Italia”. E aggiungo: se non ci fosse stato il Neretto, durante la crisi, al Sud ci sarebbe stata l’insurrezione. La piccola evasione ha permesso di superare gli anni più duri che abbia mai affrontato il nostro Paese.
Esiste dunque un’evasione che è fisiologica. Che non si potrà mai eliminare. E con la quale dobbiamo fare i conti. Anche perché, alla fine, ciò che si evade, prima o poi si paga. Ma dove finiranno mai i soldi in Nero dell’idraulico, dell’elettricista o del commerciante? Ma nella macchina nuova, nel gioiello regalato alla moglie, nella vacanza al mare. Tutto ivato. Quel che esce dalla porta ritorna dalla finestra. E’ il sommerso che riemerge. E fa girare l’economia.
Si fanno riferimenti all’estero. E si parla dei pagamenti con contactless, bancomat e carte di credito che avvengono nelle nazioni ‘civili’. Appurato che non è vero (vedi sopra) parliamo un po’ degli Stati Uniti. Perché lì si può pagare un’autovettura, come pure qualsiasi altra cosa, con il contante? Ho visto personalmente pagare con 50mila dollari una Chevrolet presso un concessionario che, alla vista delle banconote, non ha fatto una piega. Perché i pagamenti di certe fasce di lavoratori, che avvengono molto spesso settimanalmente, sono tutti cash? Forse che il nero non esiste? Non facciamo ridere. Se si ponesse un limite al contante negli Usa, l’economia crollerebbe. Un solo esempio: quanti sono i lavoratori irregolari negli Usa (quelli che non hanno la green card e quindi sono perfetti sconosciuti al Fisco)? Se ne contano circa 20 milioni. Con cosa vengono pagati? Solo con cash naturalmente. Se si fa un calcolo approssimativo vengono fuori 132 miliardi di dollari di sommerso. Una cifra enorme. Eppure negli Usa non si accenna, neppure minimamente, alla limitazione del contante.
Ma perché allora, in Italia, se ne continua a parlare? Per un motivo molto semplice: perché dietro ci sono le banche. Che hanno tutto l’interesse a movimentare i nostri soldi attraverso i loro circuiti. Con le loro belle commissioni. Come pure i guadagni sulle giacenze.
Lo racconta in maniera straordinaria il comico Enrico Brignano (vedi YouTube) simulando una trattativa fra un cliente, che vuole recuperare parte dei suoi soldi, e l’impiegato della banca: “La banca è come casa tua”. “Ma io devo prendere dei soldi. I miei soldi”. “Ma perché?” .“Mi servono mille euro”. “Ma che ci deve fa?” “Devo comprare una lavatrice”. “Ma perché non li lava a mano i panni? Ma poi perché prende i suoi soldi? Prenda i nostri che è meglio…”
La realtà che supera la fantasia.