Missouri (Usa) – Via il dente, via il dolore. E’ quello che deve aver pensato la multinazionale americana Johnson & Johnson decidendo di interrompere, dal 2023, produzione e vendita del suo noto borotalco. “Come parte di una valutazione del portafoglio mondiale”, si legge in un comunicato della società, “abbiamo preso la decisione commerciale di passare a un portafoglio di borotalco interamente a base di amido di mais. Come risultato di questa transizione, il talco Johnson’s Baby Powder verrà interrotto a livello globale nel 2023”. Un prodotto simbolico, storico (lanciato negli Stati Uniti nel 1894), che però sta costando caro alla multinazionale. Non solo in termini economici veri e propri, ma anche in tema di reputazione. Sono state troppe, infatti, le cause giudiziarie perse. Con conseguente esborso di miliardi (ad esempio, leggi qui). Il motivo è ormai noto ai più: i presunti danni alla salute provocati dal prodotto. Con migliaia di accuse legate all’insorgere di tumori, tanto che era stato creato un fondo da 2 miliardi di dollari per “risolvere tutti i reclami relativi al talco in modo equo per tutte le parti”. Eppure, nell’ottobre 2021, la multinazionale aveva dichiarato la bancarotta della filiale aperta proprio per gestire tutti i casi. Insomma, troppo rischioso proseguire, anche se la multinazionale ribadisce: “La nostra posizione sulla sicurezza del nostro talco rimane invariata. […] Sosteniamo fermamente i decenni di analisi scientifiche indipendenti da parte di esperti medici di tutto il mondo che confermano che il talco Johnson’s Baby Powder è sicuro, non contiene amianto e non provoca il cancro”. Ma J&J guarda avanti. A luglio, infatti, ha lanciato la nuova gamma baby care ‘Vivvi & Bloom’, certificata dall’Environmental Working Group (Ewg), gruppo di attivisti americani che dal 1993 valuta le sostanze chimiche presenti nei prodotti di consumo.