Nonostante lo scenario difficile per il comparto, Cosmetica Italia prevede un ritorno ai livelli pre crisi entro la fine dell’anno. La strategia? Scommettere su make care e idratazione.
Di Irene Galimberti
Con tutte le problematiche che interessano l’economia mondiale, non è facile prevedere gli andamenti futuri dei diversi comparti. Eppure, l’associazione di categoria, Cosmetica Italia, monitora con costanza i segnali del mercato beauty. Tanto che di recente è stata in grado di rivedere i risultati del 2021 e correggere le previsioni per l’anno in corso. Non solo. Elaborando i dati Mintel, il Centro Studi ha anche provato a pennellare il ritratto del consumatore nel 2030.
“Raccontare le abitudini e i driver che alimenteranno gli acquisti di cosmetici nel post pandemia è un esercizio complesso, in quanto il consumatore appare oggi fortemente disorientato dallo scenario in continua evoluzione, sia per quanto riguarda i nuovi lanci di cosmetici e le start up che fanno il loro ingresso sul mercato, sia per le formule distributive che ne veicolano l’offerta”, affermano dal Centro Studi. “La previsione a lungo termine, apparentemente azzardata, vuole stimolare la riflessione in merito ai nuovi orientamenti del consumatore, sempre più in evoluzione e contraddizione”.
Quali saranno quindi le tendenze da tenere in considerazione nei prossimi anni? Dapprima il ritorno al make up viso, grazie all’allentamento delle restrizioni legate alla pandemia. Nei primi mesi del 2022, infatti – tra i prodotti con maggiore incidenza sul totale make up viso immesso sul mercato europeo – torna alla ribalta, con un quarto posto, il rossetto (36%), che era stato accantonato in un angolo causa mascherina. Al primo posto, con il 58% di peso sulla categoria, c’è il fondotinta, seguito dai prodotti base trucco (52%) e dal correttore (47%). Tutte referenze che dovranno fare i conti non solo con le performance a livello semplicemente visivo, ma che dovranno necessariamente prendersi cura della pelle, in linea con le nuove esigenze imposte dal trend ‘make care’ (combinazione fra make up e skin care). “Per le pelli irritate e sollecitate dai lunghi periodi con la mascherina, si porrà l’attenzione su texture delicate e funzionali caratterizzate da claim come, ad esempio, idratante, antiossidante e illuminante”, sottolinea il Centro Studi. “Infatti, in Europa, si sta già amplificando la presenza del claim idratante sul totale dei lanci di prodotti per il trucco viso (estendendo così le caratteristiche umettanti non più ai soli fondotinta) e in futuro sarà sempre più richiesto ai brand cosmetici il ruolo di strumenti del benessere a 360 gradi per il consumatore”.
Quanto ai dati di mercato, Cosmetica Italia ha corretto lievemente al rialzo i numeri del 2021 e ha moderato le proiezioni per il 2022 a causa soprattutto dello scoppio della guerra in Ucraina. Nel 2021 il fatturato globale del settore cosmetico italiano, cioè il valore della produzione, supera gli 11,8 miliardi di euro, per una crescita del 9,9% su base annua. “I valori di sell in sono incrementati in tutti i canali del mercato interno, con segnali importanti da quelli professionali grazie al riflesso positivo derivato dalla riapertura dei saloni di acconciatura e dei centri estetici post-lockdown”. Se nel 2021 si sono registrati i primi segnali di recupero dei livelli pre crisi, nel secondo trimestre 2022 – dopo il -0,2% del Pil nel primo trimestre – lo scenario per l’Italia manifesta ancora criticità. I dati di aprile e maggio confermano le difficoltà degli ultimi anni: scarsità di materiali, i cui prezzi sono schizzati alle stelle proprio come quelli delle utilities e della logistica. Uno scenario aggravato dal protrarsi del conflitto in Ucraina. Un elemento in grado, di contro, di sostenere i consumi, è invece il lento affievolirsi dei contagi.
“Nel complesso, però, l’andamento appare ancora negativo: infatti, i costi sostenuti dalle imprese italiane restano appesantiti dai rincari, amplificati dal conflitto, nonostante i parziali interventi del Governo. Il prezzo del petrolio è cresciuto a maggio a 111 dollari al barile in media (105 in aprile), mentre il gas naturale in Europa ha mostrato una flessione a 90 euro/mwh (da 101), ma era a 13 euro a fine 2019”. Dalla ricerca ‘Quanto pesa la crisi?’, condotta dal Centro Studi, emerge che – alla luce dei due momenti storici attraversati (Covid-19 e crisi Russia-Ucraina) – i costi sull’industria cosmetica da inizio 2022, rispetto al 2019, siano aumentati del 14,2% per le materie prime e del 35,7% per l’energia.
Ma ci sono anche buone notizie per gli operatori del settore: nonostante il quadro difficile, la revisione delle performance del beauty nel 2022 prevede comunque, per fortuna, il recupero dei valori pre crisi.