I fornitori di materie prime, presenti a Making Cosmetics (Milano, 25-26 novembre) confermano le difficoltà per reperimento e trasporti, oltre che gli aumenti. Le prospettive per il 2022 e i voti alla fiera.
Di Irene Galimberti
È bastato un solo giorno a Making Cosmetics, fiera dei fornitori di materie prime e servizi per l’industria beauty, per confermare una congiuntura di mercato in chiaroscuro. E se a dirlo sono loro, che stanno a monte della filiera, ci si potrà pur fidare…
Da una parte l’entusiasmo della ripartenza, con i consumi che, dopo lo scorso anno, riprendono a crescere, e dall’altra le difficoltà di cui abbiamo più volte parlato. Lo shortage dei materiali utili all’industria di produzione, i ritardi nelle consegne, gli intoppi nella logistica, gli aumenti dei costi per le commodities e i trasporti. Tutto confermato. Altro che speculazioni, come spesso si sente insinuare (anche se qualche eccezione non manca). Infatti, ci sono aziende che per l’impossibilità di reperire determinati materiali sono costrette a riformulare i prodotti, ovviamente con lo sforzo di mantenere identiche performance, texture, profumazioni, colori… e prezzi.
E la preoccupazione principale oggi, nel momento in cui si contrattano gli ordini, è: “A quando la consegna?”. Con i tempi che si sono progressivamente dilatati e la possibilità che le date non vengano rispettate. “Si vive alla giornata”, ha commentato qualcuno, “è proprio difficile fare previsioni”. E non solo in riferimento al prossimo anno, che appare più ‘lontano’ e imperscrutabile che mai. Ma anche per le ultime settimane che ci separano dal 2022. Con qualche operatore preoccupato che una nuova ondata porti nuovamente a chiusure e crolli nei consumi.
“I prezzi sono impazziti, c’è anche il rischio che gli aumenti, quando raggiungeranno i consumatori finali, costituiscano un freno agli acquisti, ma d’altra parte la situazione sta diventando insostenibile”. Un espositore addirittura teme che, nel giro di una decina di anni, la domanda di prodotti (in generale, non solo quelli cosmetici) diventerà tanto alta da non poterla più soddisfare. Si starebbe creando proprio una discrasia tra l’aumento dei consumi e la mancanza di materiali per la produzione.
Una delle chiavi per sperare di non ritrovarsi davvero in queste condizioni è sicuramente la sostenibilità. Tema che molte aziende espositrici a Making Cosmetics hanno affrontato con novità ad hoc, come abbiamo mostrato nell’anteprima della fiera, pubblicata sull’ultimo numero.
E parlando di fiera, la prima giornata ha visto una buona affluenza di visitatori. Con i corridoi più, o meno, affollati, ma soprattutto gli espositori contenti di essere tornati in presenza, a un evento a loro dedicato, dopo due anni di sospensione forzata. È presto per tirare le somme e valutare la qualità dei contatti, però le prime impressioni sono positive.
La location, all’ombra dei grattacieli di City Life, è servita dalla linea lilla della metropolitana e dispone di ampio parcheggio per gli espositori. Due piccoli padiglioni su due piani e ben allestiti (non pieni zeppi, ma studiati con intelligenza). Unica pecca, segnalata da alcuni operatori, la disponibilità di un unico bagno per l’intero piano della cosmesi, che ha creato in alcuni momenti lunghe code di attesa. Per fortuna un’addetta alle pulizie è stata presente tutta la giornata per far rispettare il più possibile le misure di sicurezza e igiene.
Alta anche l’attenzione per il rispetto delle norme, con addetti che richiamavano chi abbassava la mascherina. Un po’ alti i prezzi al bar.
Molto apprezzata l’attenzione riservata dall’organizzazione, che ha incontrato stand per stand tutte le società presenti.
Il voto alla prima giornata della fiera? Un 7 ci sta.