Prodotti a basso impatto ambientale. A lunga durata, non confezionati o riutilizzabili. Le preferenze dei consumatori, secondo la ricerca dell’Università di Bologna per Cosmetica Italia. In collaborazione con Quantis.

Di Erika Pollastrini

Eventi inquietanti, tra cui la prima pioggia in Antartide o la proclamazione a Stato del Garbage Patch (l’isola di rifiuti galleggiante situata nell’Oceano Pacifico) e la sua comparsa sui mappamondi, rendono improrogabile un cambiamento. Nella catena produttiva come nelle abitudini di consumo. L’idea di vivere nel Plasticocene (era della plastica) è sgradita a gran parte della popolazione mondiale, così come ai consumatori italiani.

A dimostrarlo è la ricerca ‘Consumatori, cosmetica&packaging’, realizzata dall’Osservatorio Innovazione e Packaging dell’Università di Bologna, per l’associazione di categoria Cosmetica Italia, in collaborazione con la società specializzata in consulenze sulla sostenibilità ambientale, Quantis. Tra le quattro nazioni considerate nel 2020, il 90% degli intervistati del nostro paese si è dichiarato preoccupato dell’impatto ambientale che hanno le abitudini quotidiane, contro l’83% della Gran Bretagna e l’86% di Germania e Francia. Lo studio sottolinea quanto il tema dei rifiuti rappresenti un problema significativo per i consumatori, che si aspettano iniziative sostenibili da parte delle aziende.

Non è un caso se crescono i prodotti certificati Csr. La sola etichetta Ecolabel, tra giugno 2019 e giugno 2020, ha conosciuto – rispetto all’anno mobile precedente – un aumento del +8,2% delle vendite. Vendite che sono incrementate del +5,5% nel caso dei prodotti con claim green in etichetta.

I consumatori cercano di capire se le aziende sono attente all’ambiente e alla salute soprattutto attraverso il packaging. Negli ultimi sei mesi, infatti, il 14% degli italiani ha smesso di acquistare prodotti con confezioni prive di elementi di sostenibilità e più della metà ha intenzione di farlo nell’immediato futuro. A livello internazionale, infatti, l’89% pensa che i brand dovrebbero comunicare se i loro prodotti siano sostenibili ed etici. Il 71% dei consumatori vorrebbe più informazioni e istruzioni riguardo a imballaggi e rispettivo riciclo. Mentre per il 94% sono fondamentali l’onestà e la trasparenza nel comunicare gli ingredienti. Il 68% dei consumatori si dichiara più consapevole dei materiali usati nel packaging rispetto a cinque anni fa.

La ricerca approfondisce il tema anche per il settore cosmetico. Ne emerge che il 75% delle donne tra i 18 e i 34 anni afferma di essere attenta alla sostenibilità dei cosmetici acquistati e il 61% legge le etichette degli ingredienti prima dell’acquisto. Inoltre, l’80% dei rispondenti che fanno parte della Generazione Z (circa 25-15 anni) crede sia un dovere delle aziende aiutare l’ambiente; il 27% preferisce comprare prodotti che possono essere usati per lungo tempo e il 37% cerca di acquistare solo referenze davvero necessarie, prediligendo prodotti riutilizzabili o non confezionati.

La preoccupazione dei consumatori si riflette in scelte d’acquisto più consapevoli e sostenibili. Il prediligere prodotti dal packaging più ‘onesto e trasparente’, nonché visibilmente riciclato e riciclabile, equivale a chiedere alle industrie di collaborare insieme per un futuro plastic free. Molti studi hanno rilevato che gli imballaggi riciclati attirano l’attenzione: il 52% dei consumatori europei cerca confezioni eco friendly in termini di riutilizzabilità (39%), compostabilità (37%) e riciclabilità (36%). Scelte capaci di farli sentire partecipi del cambiamento.

Questo aumento di consapevolezza e conoscenza – secondo Flaviano Celaschi, coordinatore dell’Advanced design unit dell’Università di Bologna – “sono alla base di un sentimento di corresponsabilità e partecipazione che è possibile attivare nella cittadinanza, diventando opportunità collettiva”. Il suo intervento nel corso della presentazione della ricerca – tenutasi a Rimini, il 28 ottobre, in occasione della fiera Ecomondo – ha ribadito: “Se riusciremo a trattare il packaging con l’importanza adeguata, potrà ritornare a essere una fantastica chance della società post industriale”.

Anche le aziende cercano di fare la loro parte. Matteo Locatelli, vicepresidente di Cosmetica Italia, ha dichiarato: “Per la cosmesi, essere un’industria che fa bene al Paese è un progetto ambizioso che richiede costante lavoro sotto numerosi aspetti. Significa fornire alle persone prodotti sicuri ed efficaci. Contribuire all’economia nazionale e offrire posti di lavoro. Preoccuparsi dello stato di salute dell’ambiente, così come della società in cui viviamo, con iniziative nel campo della sostenibilità e della corporate social responsibility. L’intera filiera cosmetica è inevitabilmente coinvolta, in ogni suo singolo ingranaggio, nella sfida verso la sostenibilità. In questo scenario, non resta secondaria la valorizzazione di queste qualità nella comunicazione. Anzi, sempre più l’attenzione verso il consumatore si traduce in una informazione corretta, sostenuta da prove verificabili. In questo contesto le parole credibilità e sostenibilità restano indivisibili: è questo l’intento di una industria responsabile ed evoluta”.

Le aziende sono quindi consapevoli di quanto le scelte d’acquisto passino anche dal packaging. Il fatto che le giovanissime siano tra le più sensibili a tali tematiche – almeno nel settore cosmetico – è di certo un motivo di speranza per il futuro dell’ambiente.