Da gennaio il gruppo è il secondo player in Italia. Grazie alla crescita in tutte le superfici e all’ingresso dei nuovi soci. Parla il direttore generale, Maniele Tasca. 

Di Angelo Frigerio e Federico Robbe

Presente in maniera capillare sul territorio italiano, da gennaio il Gruppo Selex è il secondo player della distribuzione in Italia, alle spalle di Conad. Ha raggiunto una quota di mercato del 14,4% e conta su 3.187 punti vendita (esclusi i cash&carry). Una realtà solida che non smette di innovare e cerca sempre di differenziarsi. A partire dal ruolo strategico della private label. La parola al direttore generale, Maniele Tasca.

Iniziamo con alcuni numeri: grazie ai nuovi soci, da gennaio 2021, il gruppo Selex sviluppa un fatturato di 16,15 miliardi. Conad ha chiuso il 2020 con 15,95 miliardi di fatturato e una quota del 15,01%. Quest’anno sarà un testa a testa?
I 16,15 miliardi si riferiscono al fatturato alla vendita, quindi Iva inclusa. Non so il calcolo dei competitor… Inoltre, abbiamo incluso i canali retail e cash&carry. Quest’ultima vale per noi circa un miliardo e ci permette di avere una quota importante di mercato, pari al 20%.

Quali sono le superfici che hanno messo a segno i risultati migliori nel 2020?
Sono andate molto bene le superfici tra 1.500 e 2.500 metri quadri, con un +14,1%. Ottime performance anche per i superstore e mini iper, ovvero le metrature da 2.500 a 4.499 metri (+11,1%). Segno più anche per i supermercati, nel nostro caso superfici fino a 1.500 metri (+8,2%). E poi – dato molto interessante – tengono anche gli iper oltre 4.500 metri, con un incremento del +1,2%. Infine, segnalo anche il buon andamento nel canale discount, dove siamo presenti soprattutto con l’insegna Dpiù.

Quali sono i risultati più recenti nel canale e-commerce?
La crescita nel 2020 è stata importante: +269% rispetto a un mercato che ha messo a segno il +118% in media (fonte Nielsen). Nei primi cinque mesi del 2021 il nostro portale Cosìcomodo ha registrato una crescita del +9% a parità di rete e del +45% con l’ingresso dei nuovi punti di vendita. Più in generale, stiamo proseguendo nella copertura dei territori con un mix di clicca e ritira e consegna a domicilio. Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, abbiamo 45 punti vendita in più con questi servizi e nei prossimi mesi prevediamo di averne altri 25.

A proposito di consegna a domicilio, cosa pensa delle nuove forme di ‘quick commerce’ come i Gorillas e Macai?
Come tutto quello che sta accadendo in termini di offerta multicanale, sono forme che rappresentano una risposta a esigenze particolari. Penso a una spesa ‘emergenziale’ o dell’ultimo minuto. Mi sembra un servizio simile a Glovo e Deliveroo, con un timing di consegna rapidissimo. In determinati territori può essere un servizio interessante. È comunque diverso rispetto alla spesa online classica, che prevede tendenzialmente uno scontrino medio alto. In questi casi, invece, il numero di pezzi è basso e di conseguenza lo sarà anche il fatturato.

Parliamo di Mdd, da sempre un cavallo di battaglia del Gruppo Selex. Quanto vale la quota delle marche del distributore e che riscontri avete avuto nel 2020?
La quota media è attorno al 19,5-20%, con alcune aziende che arrivano al 28-30% e altre con il 12-14%. Tutto dipende dal territorio e dalle politiche commerciali dei soci. L’andamento del 2020 è stato molto positivo e abbiamo visto crescere sia la parte premium o specialistica (biologico e prodotti salutistici, per esempio) sia la parte primo prezzo, dove non abbiamo tantissime referenze.

Ci sono altri ingressi all’orizzonte nel gruppo Selex?
Assolutamente no. Anche perché l’ingresso delle sei imprese – di cui cinque collegate al Consorzio Sun – a gennaio di quest’anno è stato un fatto abbastanza anomalo per Selex. Basti pensare che in precedenza era entrata un’impresa nel 2016 (una sola). Quindi ora siamo molto concentrati sull’integrazione di questi nuovi soci, con un lavoro non da poco soprattutto sul fronte Mdd. In questo momento abbiamo aggiunto oltre 2mila referenze con il marchio Consilia, 240 fornitori. Stiamo lavorando per ottimizzare e scegliere il meglio delle due esperienze.

Un lavoro lungo, complicato e al tempo stesso strategico…
Richiede prove, oltre a un confronto approfondito su capitolati e qualità. Tutti passaggi che non possono essere lasciati al caso. L’obiettivo è avere una marca del distributore migliore e più conveniente. In questo momento gestiamo più di 7mila codici Ean: tra queste ci sono Selex, Vale, Il Gigante, poi tutta l’offerta del Cash&Carry per il mondo Horeca.

Quindi i punti vendita L’Alco non sono nel mirino di Selex, anche se ci sono stati rumors sull’interesse di Italmark?
Diciamo che la situazione è ancora molto fluida, quindi al momento non posso rilasciare dichiarazioni particolari.

Capitolo fiere: qual è la vostra posizione sulla partecipazione dei buyer?
Se la fiera verrà fatta in funzione della situazione, con delle regole giuste, i nostri buyer parteciperanno. In generale, siamo un gruppo che ha lavorato in presenza, gestendo lo smart working dove necessario. Ma la ripresa dei modelli ‘tradizionali’ è avvenuta abbastanza rapidamente.

Ultima domanda: il Gruppo Selex è una ‘potenza di fuoco’ nel mondo della distribuzione ma, a livello consumer, forse non ha la popolarità che meriterebbe. Come vivete questa situazione?
È da sempre una caratteristica del gruppo, figlia di scelte fatte in passato con l’aggregazione di più soci e insegne diverse. Abbiamo privilegiato il fatto di avere imprenditori con grande potenziale di sviluppo e accettare che portassero avanti il progetto con le loro insegne regionali. Come strategia spingiamo molto le politiche territoriali, tanto che non abbiamo un assortimento imposto dalla centrale d’acquisto. Chiaramente, non avere un elemento trasversale riconoscibile in ottica consumer è un po’ un limite. Stiamo cercando comunque di ovviare a questo con alcune iniziative: penso al portale Cosìcomodo o alle campagne di comunicazione Tv e radio per rafforzare il marchio Selex.