Roma – Dopo l’ulteriore rinvio dell’entrata in vigore della plastic tax, stabilita ora per il 1° gennaio 2022, sorgono nuove perplessità. In merito alle potenziali distorsioni di mercato che la tanto dibattuta imposta potrebbe generare. Come spiega un articolo de Il Sole 24 Ore.
“Occorre infatti pensare – riporta il quotidiano – che l’imposta deve essere dichiarata e versata solo dal produttore nazionale ovvero dall’importatore o dal primo cessionario nazionale (se i Macsi vengono acquistati da paese Ue), ed è salvo il diritto al rimborso in caso di esportazione, anche infra Ue. Questo meccanismo di funzionamento, analogo all’Iva almeno sotto il profilo della territorialità dell’imposta e il suo valore, pari a 450 euro a tonnellata di Macsi (tra il 30 e il 50% del prezzo di mercato attuale) comporterà certamente un consistente aggravio dei prezzi e renderà estremamente profittevole il mercato per gli operatori fraudolenti attraverso il noto meccanismo delle frodi carosello, in considerazione che tra Iva e plastic tax avranno un margine di oltre il 50% di profitto e potranno irrompere nel mercato con prezzi stracciati rispetto alla concorrenza sana”.
L’articolo sottolinea anche come, nonostante gli ampi poteri attribuiti agli organismi di controllo dall’art. 18 del Testo unico accise, l’apparato a contrasto delle frodi sarà “monco dal momento che non si possono commettere reati in ordine all’evasione della plastic tax, non essendo appunto previsti dalla legge 160/2019 né configurabili ai sensi del dlgs 74/2000 (che contempla solo le imposte dirette e l’Iva)”.