Roma – Ancora una volta il Covid mette a dura prova le fiere italiane. Che ogni anno generano un giro d’affari pari a 60 miliardi di euro. A esporre le problematiche del comparto è stato Maurizio Danese, presidente di Aefi (Associazione esposizioni e fiere italiane) nel corso della conferenza stampa del 12 maggio. Presenti anche il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, e i vertici di Fiera Milano, BolognaFiere, Italian Exhibition Group (Rimini-Vicenza) e Veronafiere. Che da soli determinano il 70% del fatturato del settore. “Il decreto Sostegni”, spiega Danese, “non ha tenuto conto di un limite normativo che condiziona pesantemente l’erogazione dei fondi riservati al comparto. Mentre le fiere tedesche percepiranno entro fine giugno 642 milioni di euro a fondo perduto”.
In Italia, invece, il sostegno massimo complessivo a favore dei quattro poli espositivi nazionali – che a oggi hanno ricevuto ristori per soli 8,5 milioni di euro – non potrà superare i 40 milioni di euro, a fronte di 170 milioni di euro di perdite registrate solo nel 2020. Colpa dei limiti imposti dalla regola comunitaria cosiddetta ‘de minimis’ che contempla un’erogazione massima di 10 milioni di euro per richiedente. E che la Germania è riuscita a superare in ragione dell’articolo 107 (paragrafo 2 lettera b) del Tfue (Trattato sul funzionamento dell’Ue), che prevede la deroga in caso di ‘calamità naturali ed eventi eccezionali’. Questo consentirà ai tedeschi il ristoro non solo delle perdite subite ma anche dei mancati margini riscontrati lo scorso anno. “L’ultima chiamata”, sottolinea Danese, “è quella del Sostegni bis […]. Ciò che chiediamo è semplicemente un allineamento con il regime tedesco degli aiuti”.