Crescono i prezzi delle materie prime. E sale quindi il costo dei prodotti. Giusto ritoccare i listini. Ma alcune catene della distribuzione non ne vogliono sapere. Anzi, minacciano…
Di Irene Galimberti
Sono mesi che perdura l’allerta sulle materie prime. Noi stessi ne abbiamo parlato più volte. La mancanza di materiali di vario genere sta determinando a sua volta rincari generalizzati. Quelli per acciaio, carbonio, rame, nichel, zinco e alluminio vanno dal 30 all’80%, secondo i dati di Confapi (Confederazione italiana piccola e media industria). Ma anche i prezzi dei polimeri in Europa sono schizzati alle stelle e si prevede che continueranno a salire a causa di una catena di approvvigionamento già limitata. Quelli a bassa densità sono saliti dell’81% dal 9 novembre, secondo lo specialista S&P Global Platts. E simili aumenti valgono anche per altri polimeri, come polipropilene, polistirolo e Abs. Ma anche carta, cartone e vetro. Assoimballaggi, questa settimana, ha annunciato aumenti per alcuni semilavorati in legno, che potrebbero essere superiori al 50%.
Tutti questi materiali sono preziosi per la realizzazione, il confezionamento e il trasporto di gran parte dei prodotti del largo consumo (alimentari e bevande, cura casa e persona, elettrodomestici, elettronica, giocattoli e molto altro).
“Già in passato si sono verificate situazioni simili e i produttori di imballaggi sono riusciti ad assorbire i maggiori costi, evitando di riversarli sul cliente, ma oggi l’incremento è troppo elevato e troppo repentino per riuscire a seguire la medesima strada”, spiega il direttivo Gruppo Imballaggi. “Gli aumenti del costo del prodotto finito saranno inevitabili”.
Simili comunicazioni, inviate da fornitori di packaging, sono arrivate sulle scrivanie di alcune aziende di produzione, che le hanno condivise con noi. “La situazione del mercato delle materie prime in generale non accenna a stabilizzarsi”, si legge. E ancora: “continui aumenti degli ultimi mesi e dei prossimi a venire”. Le conclusioni sono sempre le stesse: “Considerato il persistere di queste condizioni non più sostenibili, siamo costretti ad applicare una revisione ai listini attuali”. Gli aumenti comunicati oscillano fra il 3 e il 12%.
Allo stesso modo, quindi, gran parte dei produttori sta aggiornando i propri listini. E’ l’effetto domino. Aumenta la materia prima, aumentano i semi lavorati, aumentano i packaging, aumentano… ehm, no. A questo punto la catena s’interrompe. O meglio, è lampante che questo meccanismo porti necessariamente a degli aumenti sui prodotti finiti, pronti per essere venduti a scaffale. Ma la distribuzione si mette di traverso.
Sempre in queste settimane abbiamo ricevuto segnalazioni di aziende in merito. “Abbiamo inviato via email il listino aggiornato”, ci spiega un produttore esasperato. “Un’insegna ci ha risposto che nessun’altro ha rivisto i prezzi, che siamo stati gli unici. Come a dire che non ci mettono niente a ‘cancellarci’, a sostituirci con un altro fornitore. Eppure sappiamo che non è così: tra imprenditori ci si conosce, ci si confronta. Siamo tutti sulla stessa barca e si è deciso insieme di mandare avanti i nuovi prezzi”. Un altro ci ha confessato: “Una catena ci ha risposto che non può correggere i listini, perché le famiglie italiane vanno tutelate… e a noi chi ci tutela?!”. Non solo. Una piccola realtà attiva nel cura casa contesta pratiche discutibili da parte dei competitor. “Già il momento non è dei migliori… la competizione sul mercato è fortissima e i piccoli brand si scontrano sempre più con le promozioni dell’industria di marca”. E ci spiega, un po’ sottovoce: “Per i big è più facile ammortizzare i costi… tagliano sulle iniziative meno essenziali, creano lotti ad hoc da destinare alle super offerte… e noi piccoli veniamo penalizzati”. Chiediamo spiegazioni in merito. “Riducono la percentuale di attivi nelle formulazioni”, prosegue, “calibrando tutti i componenti in modo da lasciare l’etichetta equilibrata. Così facendo potrebbero anche accollarsi i costi delle materie prime”.
‘Giochi sporchi’ a parte… evitare gli aumenti in questo frangente non è per niente facile per i produttori di tutti i settori merceologici. Riuscirà la distribuzione a farsene una ragione? Perché, invece che fare la guerra dei prezzi, aziende e distribuzione non si impegnano a comunicare al consumatore le problematiche di mercato? Un po’ come si fa con le promozioni… “Gentile cliente, questo mese ti offriamo…”. E accanto: “Gentile cliente, purtroppo i prezzi hanno subito un aumento dovuto alla grave emergenza legata alla mancanza di materie prime”. Utopia? Noi lanciamo la sfida…