Lomazzo (Co) – Dopo l’ennesimo segnale negativo da Henkel (leggi qui), i sindacati sono sul piede di guerra. E impugnano, sfogandosi in una nota, i dati dell’anno fiscale 2020 pubblicati dalla multinazionale: “La Divisione laundry & home care (Dixan, Perlana, Vernel, Nelsen, ndr) ha raggiunto una crescita delle vendite organiche molto forte del +5,6%. Lo sviluppo è stato trainato da forti innovazioni e dall’aumento della domanda di prodotti per l’igiene legati alla pandemia”. Cgil, Cisl e Uil aggiungono: “Lo stabilimento di Lomazzo, occorre ricordarlo, ha un costo per unità di prodotto assolutamente competitivo ed efficiente. Perché Henkel vuole chiuderlo? Dichiara che i volumi di produzione della detergenza sono in lenta e continua decrescita. Assolutamente vero, dovuta alla costante ricerca della sostenibilità ambientale, cui Lomazzo ha sempre contribuito ed all’attenzione verso l’uso dell’acqua, bene comune”.
Da un’azienda come Henkel, provocano le sigle rappresentanti dei lavoratori, “che in Italia ha costruito le sue fortune a partire dal primo stabilimento di Lomazzo (Persil 1933) […] ci si dovrebbe aspettare, a fronte del calo dei volumi, ben compensato dall’aumento del fatturato, un investimento nello stabilimento per nuovi prodotti, una riorganizzazione sui volumi della capacità produttiva, una ricerca di partners industriali o, in subordine, la ricerca di un acquirente. Invece Henkel dichiara la chiusura, sorda a qualsiasi istanza o interlocuzione, irresponsabile sulla responsabilità sociale ed erige un muro a difesa della sua scelta”.