Collepasso (Le) – Ha fatto tanto discutere, nei giorni scorsi, il caso della ragazza pugliese che non ha potuto comprare gli assorbenti perché erano passate le ore 18.00. Questo articolo, infatti, in Italia non è considerato bene di prima necessità. E quindi, per il negoziante, era escluso dai prodotti vendibili secondo l’ordinanza regionale dopo il coprifuoco nelle zone rosse rinforzate. Lasciando perdere quel che si sarebbe sentita rispondere (di dimostrare ai carabinieri di avere il ciclo), il fatto non è in realtà un caso isolato. “Ci fa piacere che la vicenda abbia suscitato un tale clamore da portare la Puglia a prendere una posizione e specificare nelle Faq che gli assorbenti possono essere acquistati sempre”. Così su La Repubblica Silvia De Dea, una delle fondatrici di Onda Rosa (associazione che ha raccolto quasi 600mila firme per la detassazione dei prodotti igienici femminili).
Ma in realtà “già dal primo lockdown abbiamo ricevuto segnalazioni simili. Ora ne sono arrivate di nuove da Pavia, Bologna, Napoli. Non perché il Dpcm lo vietasse esplicitamente, nell’allegato 23 si parla di vendita di articoli igienico-sanitari, ma perché sono tantissimi i negozianti che non considerano gli assorbenti beni di prima necessità. È solamente un caso, purtroppo non isolato, di cattiva interpretazione”. Gli assorbenti invece sono vendibili sempre. Rientrano nel commercio al dettaglio indispensabile, seppur soggetti, come anche i pannolini per bambini e i beni di lusso, a Iva del 22%. Ma questa è un’altra battaglia che in Italia si sta combattendo da anni. Non esiste una legge che riconosce fiscalmente e legalmente gli assorbenti come beni essenziali, tassati quindi al 4%. Siamo fanalino di coda in Europa. Paradossalmente, i tartufi hanno Iva al 10%.