Milano – L’emergenza sanitaria spinge al massimo la domanda mondiale di plastica. Mettendo in crisi la catena di fornitura internazionale. I prezzi dei polimeri sono schizzati alle stelle. Con il rischio concreto che si riducano anche le forniture di manufatti essenziali, come le confezioni per alimenti e i prodotti farmaceutici (incluse le siringhe per i vaccini).
“Abbiamo scavalcato montagne per resistere al Covid e ce l’abbiamo fatta. Ora ci dobbiamo inginocchiare di fronte alla mancanza di materiali”, spiega a Il Sole 24 Ore Luca Azzolino, presidente Unionplast. Secondo l’associazione, la mancanza di polimeri avrebbe costretto già l’80% delle imprese trasformatrici italiane a ridurre la produzione. A lanciare l’allarme sono anche le associazioni europee del settore. “Ci sono impianti rimasti senza materiali e altri che, pur avendo messo da parte scorte ragionevoli, ora rischiano di finirle”, spiega Ron Marsh, presidente della Polymers for Europe Alliance, a Il Sole 24 Ore. “Un altro mese di emergenza e i supermercati resteranno a corto di imballaggi”.
In Europa, il prezzo delle materie plastiche ha cominciato a salire lo scorso autunno, ma ha ora raggiunto picchi mai visti. Il polietilene a bassa densità (Ldpe), una delle resine più utilizzate nel packaging alimentare, ha toccato i 1.903 euro a tonnellata sul mercato spot – sottolinea Il Sole – rincarando del 10% solo nell’ultima settimana. E di oltre il 50% da ottobre, secondo le rilevazioni di Platts. Cresce del 40% in quattro mesi anche il prezzo del Polipropilene (Pp, più di 1.600 euro/ton), mentre per il Pet (Polietilene teraftalato) l’aumento sfiora il 70%.
Oltre all’emergenza Covid avrebbero contribuito a generare questa situazione, sempre secondo l’articolo, anche l’ondata di gelo anomala che ha coinvolto il Texas, bloccando decine di stabilimenti che riforniscono anche i mercati d’esportazione; e il rialzo del 30% del prezzo del petrolio da inizio anno.