“Siamo soddisfatti, ma non felici”. Lo ha ribadito più volte Francesco Pugliese, amministratore delegato di Conad, durante la consueta conferenza stampa di fine anno, trasmessa ieri in streaming. A tema l’andamento dell’insegna, che raggiungerà un fatturato di 15,7 miliardi (+10,2% sul 2019), il ruolo strategico della Mdd (vale 4,5 miliardi), l’operazione Auchan, il contesto italiano al tempo del Covid e le tante incognite per il settore della distribuzione.
Il Ceo non può che essere soddisfatto per le performance di Conad, sempre più leader in Area Nielsen 3 e 4, e ben posizionata in Area 2, dove tallona Selex e Coop. Negli ultimi 10 anni, inoltre, l’insegna ha staccato tutti raggiungendo una quota del 14,8% nel primo semestre, con una crescita del 4,9% dal 2010, seguita da Eurospin, Lidl, Sun e Selex. Non c’è storia poi nel canale supermercati: Conad primeggia con una quota del 24,21%. Selex insegue a distanza di 10 punti percentuali.
Dati ottimi, nulla da dire. Eppure Pugliese non è contento: “Non si può star bene in un contesto che non sta bene”, precisa. “La Gdo sta vivendo un periodo difficile, tra percorsi di trasformazione e processi di ristrutturazione. Il Covid ha accelerato alcuni processi già in atto, come il buon andamento dei discount e dell’e-commerce. Ma ricordo sempre che il commercio online, che pure ha messo a segno una crescita notevole, vale ancora una minima parte del mercato”.
Un canale, quello dell’e-commerce, dove Conad sta lavorando per lanciare una nuova piattaforma nella seconda metà del 2021, creando una infrastruttura logistica dedicata.
A proposito dei discount, invece, in un’intervista al Corriere di ieri l’Ad sottolinea di non avere “nulla contro le insegne a basso costo”. Ma occorre essere chiari e “vietare le gare al doppio ribasso di alcuni distributori che mettono sotto pressione i fornitori. Bisogna normare le relazioni commerciali. In questo senso, industria di marca e distribuzione hanno elaborato un documento congiunto”.
Quanto al beauty, Conad ha creato all’interno di Spazio Conad (luogo funzionale e conveniente, che offre un’esperienza di spesa completa) la nuova area ‘Con Cura’, progettata per prendersi cura del cliente a 360 gradi, offrendo consulenze e servizi specializzati, oltre a un’ampia offerta di prodotti farmaceutici e dermocosmetici, integratori alimentari, rimedi naturali. In particolare, la Parafarmacia – attiva in 174 punti vendita – consente un risparmio medio sui farmaci di oltre il 22% rispetto alla farmacia tradizionale (Fonte: analisi interna su dati Iqvia a settembre 2020). Il format raggiunge 6,2 milioni di clienti, serviti da 550 farmacisti, per un fatturato di 92 milioni di euro. Gli sconti sempre attivi si aggirano tra il 15 e il 40%.
Altro tema caldo è quello dell’integrazione con Auchan: “La catena aveva un costo del personale alto, che incideva per il 18,4%, mentre un costo ragionevole è del 13% circa”, nota Pugliese durante la conferenza stampa. “Già questo è un dato che fa pensare. Conad ha integrato 182 punti vendita, 101 sono stati ceduti ad altri operatori, 18 sono in dirittura d’arrivo per il passaggio a Conad o ad altre insegne. L’acquisizione di nuovi store ha consentito a Conad di aumentare la propria presenza in aree dove è storicamente debole: Lombardia, Marche, Vene- to, Friuli e Piemonte”.
Tra le criticità dell’operazione, la ricaduta sulla forza lavoro: “Gli esuberi dichiarati a maggio 2019 erano 6.200 su circa 16mila dipendenti. Poi, tra persone ricollocate, integrate nella nostra rete o che hanno aderito alla mobilità, siamo arrivati a 500. Sono persone per cui stiamo ancora lavorando e mi rendo conto che è un nodo irrisolto. Ad oggi non abbiamo licenziato nessuno. In questo scenario complicato, sottolineo però che ci sono 40 ex dipendenti Auchan che sono diventati soci Conad, iniziando a gestire i punti vendita dopo un’adeguata formazione”.
Ma dove Pugliese si scatena è sull’attualità. In particolare sulla babele di norme introdotte dai recenti Dpcm: “Qualcuno a Palazzo Chigi ha deciso che non possiamo permettere ai clienti di acquistare detersivi, giocattoli o quaderni. Ma nei negozi di vicinato si può. Non ha alcun senso, perché così si moltiplicano gli assembramenti. E poi bisogna finirla con questo ginepraio di norme tra loro diverse da comune a comune, da regione a regione”.