Quest’anno il Natale è arrivato prima. Per Amazon, quanto meno. Il mittente del gradito ‘pacco’ è niente di meno che il governo italiano. Con buona pace dei negozianti. Ancora una volta. Le disposizioni contenute nell’ultimo Dpcm, infatti, altro non fanno che agevolare gli acquisti online. Che, inevitabilmente, avvengono sul più celebre sito di e-commerce: Amazon.
L’ultimo Decreto provvisorio, datato al 3 novembre, stabilisce, in base al colore della regione, quali attività possono rimanere aperte. Di conseguenza, mentre nelle zone gialle e arancioni è concessa l’apertura di tutte le attività – fatta eccezione per i centri commerciali, che sono invece chiusi nei giorni festivi e prefestivi – nelle zone rosse è permessa l’apertura esclusivamente di supermercati, negozi alimentari ed esercizi che vendono beni di prima necessità. All’interno dei supermercati ci sono ulteriori ‘zone rosse’ dove non si possono acquistare, ad esempio, oggetti per la casa, stoviglie, biancheria e abbigliamento.
Al dedalo di norme e disposizioni nazionali, si sommano le ordinanze regionali. Ma anche gli interventi di prefetti e sindaci e le Faq governative. Alla faccia dell’Azzeccagarbugli. In Veneto, ad esempio, a oggi zona gialla, l’ordinanza regionale numero 156 del 24 novembre stabilisce quanti clienti possono accedere al punto vendita in base alla superficie del negozio: fino a 40 mq, fino a 250 mq e oltre i 250 mq.La misura, contestata dai retailer, è stata modificata nel giro di 24 ore, con una seconda ordinanza, la numero 158 del 25 novembre. La nuova norma decreta, dunque, che gli esercizi fino a 40 mq di superficie possono ammettere un solo cliente. Mentre i punti vendita con superficie superiore a 40 mq possono ammettere un cliente ogni 20 mq.
Da tanto caos, chi ci guadagna è Amazon. Tali norme, infatti, non sortiscono gli effetti desiderati. Vale a dire, evitare sovraffollamenti e salvaguardare la sopravvivenza dei negozi di prossimità, pareggiando la concorrenza tra Gdo e commercio al dettaglio. Al contrario, veicolano i consumatori in uno dei pochi luoghi, liberi da assembramenti e aperti 24 ore su 24, rapidamente fruibili: Amazon, appunto.
Nemmeno l’ultima ancora di salvezza è stata lasciata ai commercianti: lo spostamento del Black Friday, la giornata in cui si concentrano le promozioni prenatalizie. Nelle scorse settimane, infatti, era stata vagliata l’ipotesi di posticipare il momento di massima pressione promozionale alla luce delle chiusure imposte al retail per contenere la diffusione del Covid-19.
Ipotesi bocciata lo scorso fine settimana, in quanto i ministeri dell’Economia e dello Sviluppo Economico, effettuato un sondaggio informale tra le associazioni dei commercianti e della Grande distribuzione, hanno rilevato non ci fosse una posizione unitaria da parte degli interessati.
E allora perché non fare come i francesi? Un Natale senza Amazon. Per sostenere i piccoli commercianti in queste delicato periodo dell’anno. Decine di personalità d’Oltralpe, infatti, tra cui il sindaco di Parigi, Anne Hidalgo, hanno lanciato la petizione #NoelSansAmazon. “Caro Babbo Natale, quest’anno prendiamo l’impegno di un Natale senza Amazon”, si legge nella petizione. “Ci impegniamo a non comprare alcun regalo su questa piattaforma. Faremo a meno di questa impresa predatrice di posti di lavoro, di commercio, di terre, di aiuti pubblici, utilizzatrice di infrastrutture pubbliche senza partecipare al loro finanziamento”. Obiettivo dell’iniziativa sono leggi che “mettano fine alla concorrenza sleale e all’ingiustizia fiscale, che puniscano i ‘banditi del digitale’ che abusano dei nostri dati personali, che siano utili alla nostra economia piuttosto che accrescere ancora la fortuna già assurda di Jeff Bezos”. Non è poi così difficile, o no?