La chiusura di un sito specializzato è sempre una notizia triste. Una voce in meno non può che impoverire il dibattito su retail e dintorni. Se poi la voce è quella di Retailwatch, autorevole sito del giornalista Luigi Rubinelli, siamo certi che se ne sentirà la mancanza. L’abbiamo raggiunto al telefono per una chiacchierata a tutto campo.

Cominciamo dal dato: mercoledì sera hai chiuso Retailwatch.

È così. Dopo 10 anni di onorato servizio. Personalmente, mi occupo di retail da molto prima: correva l’anno 1982.

Citando Mario Capanna, potremmo dire: “Formidabili quegli anni”?

Anche se Capanna era un mio ‘nemico’ ai tempi del Movimento studentesco a Milano, devo dire che la definizione calza a pennello. Sicuramente sono stati anni di giornalismo sul campo.

Ovvero?

Mi sono sempre mosso per vedere nuovi negozi, assistere a conferenze, in molti casi moderandole. E, se devo essere sincero, ho sempre trovato più innovazione all’estero che in Italia. Il Paese che ha avuto la più alta innovazione è stata l’Olanda, con il gruppo Ahold. Ma ai nostri retailer sembra importare poco di ciò che accade all’estero: non guardano Ahold, o Aldi in Germania o Tesco in Gran Bretagna. Le statistiche di Retailwatch parlano chiaro: l’interesse dei nostri connazionali per gli stranieri è sempre rimasto basso. E questo non è bello.

Da cosa hai avuto le maggiori soddisfazioni?

Dalle singole persone che mi hanno ascoltato, fornendo suggerimenti e dando un appoggio ideale ed economico. Permettendomi così di lavorare con calma e serenità.

Serenità che, negli ultimi anni, è un po’ venuta meno…

Con il Covid la tendenza prevalente è stata quella di chiudersi in se stessi, purtroppo. Guardando al lavoro di noi giornalisti con mancanza di attenzione e rispetto…

Hai introdotto una parola interessante: rispetto. Qualcuno ti ha mai mancato di rispetto?

In 10 anni ho ricevuto sei lettere di avvocati. Di cui alcune particolarmente dure, che entravano nel merito degli articoli.

Come hai reagito? Facendo presente che sono opinioni e rispondendo a tono, con l’aiuto di un avvocato. Comunque fa male ricevere lettere di minaccia su opinioni, addirittura al condizionale. Mi sono sempre chiesto il perché: è un grado di disattenzione e di protervia che lascia interdetti.

Gli attacchi si sono intensificati nell’ultimo anno?

Purtroppo sì. Ma, ripeto, sono incomprensibili. Più che articoli, ho sempre scritto opinioni. Senza mai nascondermi o scappare. Tutt’altro.

Un clima del genere c’entra con la decisione di chiudere?

Nell’ultimo periodo – lo accennavo – ci sono state pressioni continue attraverso messaggi whatsapp, mail e altro. Per essere sinceri, un po’ di nausea l’ho avuta. Sulla questione Auchan-Conad ho ricevuto diverse mail e messaggi di lavoratori Auchan. Una di queste mail mi ha segnato particolarmente. Era di un uomo in cassa integrazione, con la moglie disabile e tre figli. Voleva suicidarsi.

Cosa hai fatto?

Ho indagato per capire se si trattava di un’esagerazione e lui mi ha risposto che aveva intenzione di suicidarsi davvero. E questa cosa mi ha segnato. Hai a che fare con le persone: si tratta delle vite delle persone. E, purtroppo, nel caso di Auchan, molti lavoratori stanno vivendo male la vicenda. Questo fatto mi ha scoraggiato nel proseguire. Mi ha personalmente ferito. Poi, se vogliamo dirla tutta, la storia di Auchan è partita da te, mica da me. L’anno scorso hai scritto della lettera di Auchan che chiedeva ai fornitori “un percorso di sostenibilità”. Che si traduceva, in alcuni casi, nella richiesta di sconto del 20% sull’esposizione.

Ricordo bene tutta la vicenda…

Da lì, Francesco Pugliese mi ha attaccato davanti a tutti in occasione della conferenza stampa di dicembre, facendo il mio nome. Mi sono trovato in una storia che avevi iniziato tu e ho proseguito io. Con una serie di risvolti, anche drammatici. E una storia così, non l’avevo mai incontrata.

È una vicenda fuori dal comune, senza dubbio.

Sì, per diverse ragioni: il numero di persone coinvolte, i soldi che sono girati, tutto quello che produrrà nei prossimi anni.

Ma cosa farà da grande Luigi Rubinelli?

Ho dato disponibilità per aiutare una Onlus e una cooperativa di disabili, qui a Lucca. Due giorni alla settimana saranno dedicati a loro. Per il resto, farò altre cose.

Spazio quindi al Rubinelli-giardiniere?

Ah, sicuramente. Abbiamo messo a dimora gli ulivi proprio questa settimana. Il lavoro non manca…