Torniamo a parlare del cosiddetto ‘Bonus sanificazione’. Ossia il credito d’imposta pari al 60% previsto dall’Art. 125 del Decreto legge 19 maggio 2020 n. 34 (Decreto Rilancio), convertito in Legge n. 77/20 lo scorso mese di luglio.

Alle società che nel 2020 – al fine di contenere e contrastare la diffusione del virus Covid-19 – hanno sostenuto spese per la sanificazione degli ambienti e l’acquisto di dispositivi di protezione, viene promesso un credito d’imposta pari al 60% del totale. Una quota che poi, come abbiamo già raccontato, a seguito del provvedimento dell’11 settembre dell’Agenzia delle entrate, è stata drasticamente rivista: “La misura del credito effettivamente utilizzabile è pari al 15,6423 per cento del credito richiesto”, comunica l’Agenzia. “Questa percentuale è il risultato del rapporto tra gli importi richiesti dai contribuenti entro il 7 settembre 2020, pari a 1.278.578.142 euro, e il limite massimo di spesa fissato dalla legge in 200 milioni di euro”.

In pratica la percentuale di tax credit effettivamente riconosciuta diventa pari al 9,38%, altro che 60%. Una magra consolazione per le imprese, già in difficoltà per la situazione legata alla pandemia.

Ora però sembrerebbe (il condizionale è d’obbligo) ci siano buone nuove all’orizzonte: lunedì sera, infatti, la legge di conversione del Decreto agosto (Dl 104/2020) ha ricevuto l’ok definitivo dalla Camera, con 265 voti a favore, 180 contrari e 2 astenuti. All’interno di questo provvedimento è stato disposto uno stanziamento aggiuntivo per il Bonus sanificazione, pari a 403 milioni di euro. I fondi ora a disposizione dovrebbero essere pari a 603 milioni di euro. Questo porterebbe il rapporto percentuale tra risorse disponibili e prenotate al 47,16%, per un tax credit effettivamente utilizzabile rispetto alle spese di sanificazione pari al 28,3%.

Certo, ma in via teorica. Già, perché la burocrazia in Italia funziona sempre un po’ coi ‘se’ e coi ‘ma’. Quindi anche in questo caso vanno fatte alcune precisazioni.

Anzitutto sembra che anche per usufruire dell’estensione del Bonus sia necessario attenderne l’ufficializzazione da parte dell’Agenzia delle entrate, con un provvedimento ad hoc che potrebbe ridimensionare nuovamente le cifre.

Altra questione riguarda l’eventuale possibilità di conguagli. Il credito d’imposta riconosciuto alle aziende è calcolato in base alle spese di sanificazione comunicate entro il 7 settembre, che includono sia i costi già sostenuti dalle aziende sia quelli stimati per gli ultimi mesi del 2020. Ma il ‘rimborso’, secondo l’Art. 125 del Dl n.34/2020, viene assegnato sulle spese effettivamente sostenute. E’ quindi possibile che le aziende a fine anno dovranno presentare un consuntivo, per dimostrare se le cifre previste erano esatte, oppure se hanno speso più o meno di quanto stimato.

Insomma, il solito caos. Con la possibilità che le aziende, a fronte di un aggiornamento di fine anno delle risorse richieste, potrebbero vedersi ridotta ancora una volta la quota rimborsabile.