Bruxelles (Belgio) – Il vertice Ue ha aperto la strada alla formazione di alcune forme di prelievo fiscale su scala europea, volte a contribuire a finanziare il programma di aiuti concordato, dal valore di 750 miliardi di euro. In dettaglio, la prima a entrare in vigore, già dal prossimo gennaio, è la tassa europea sui rifiuti di plastica non riciclabile (punto A29 delle conclusioni) che varrà 80 centesimi per ogni chilo di materiale usato per la produzione di imballaggi (punto 146). Come evidenzia Il Fatto Quotidiano, in base ai calcoli contenuti nel piano antecedente alla pandemia e predisposto nel 2018 dalla Commissione Ue questo tributo potrebbe generare un gettito intorno ai 7 miliardi di euro l’anno. Oltre alla tassa sulla plastica, gli Stati hanno richiesto alla Commissione di presentare una proposta, entro il primo semestre 2021, per una tassa digitale europea (e quindi non più nazionale, come avviene oggi). Terza proposta al vaglio della Commissione, una rimodulazione del sistema di compravendita dei diritti di emissione delle aziende. Il sistema per cui un’impresa che emette meno Co2 di quanto avrebbe diritto può rivendere parte della sua quota sul mercato ad altre aziende. Secondo le prime stime, la riforma dei diritti di emissione dovrebbe garantire entrate aggiuntive nella casse della Commissione per circa 10 miliardi di euro l’anno. A questo potrebbe aggiungersi un inasprimento della carbon tax tra i 5 e i 14 miliardi l’anno.